Che fine hanno fatto le distribuzioni Linux più promettenti?

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mandrakelinux

Quando ho letto questo articolo di Carla Schroder e visto il logo qui sopra, ho avuto un attacco di nostalgia. E quanti hanno vissuto, informaticamente parlando, la fine dello scorso decennio e l’inizio del millennio immagino si siano sentiti alla stessa maniera.
Erano i tempi in cui trovare allegato ad una rivista il CD di una distribuzione che permetteva di “sfogliare le risorse di rete” e vedere quindi di conseguenza i computerini associati agli host all’interno del file explorer di KDE pareva straordinario.

Quanta acqua sia passata sotto i ponti da allora non è quantificabile. Certo è che incuriosisce la ricerca fatta dall’autrice che si chiede che fine abbiano fatto tre distribuzioni dette “Red-Hot” ossia derivate da Red Hat (ai tempi non esisteva ancora la distinzione Red Hat Enterprise Linux e Fedora) con l’obiettivo di rendere appetibile Linux nel mercato consumer. Ecco in sintesi il risultato:

  1. Mandrake Linux: nata come la più semplice via per arrivare a Linux da parte dei neofiti, Mandrake ha vissuto di fortune alterne. Nata come una distribuzione acquistabile in box presso i negozianti ha rappresentato un punto di ispirazione per diverse altre distribuzioni, non riuscendo però mai a reggere il passo. Costretta a cambiare nome in Mandriva a causa di dispute legali nel 2010 la distribuzione Mandriva è ufficialmente morta, e dalle sue ceneri è nata Mageia una distribuzione community che è ancora viva.
  2. SimplyMepis: con una serie di utility che avrebbero dovuto agevolare l’utente nella configurazione di diversi aspetti del sistema operativo, simplyMEPIS è morta. Warren Woodford, il fondatore della distribuzione non è riuscito a renderla uno strumento di guadagno e la community che vi contribuiva si è così dispersa. L’ultima release di MEPIS è del 2011.
  3. Linspire: nata inizialmente come Lindows e costretta, sempre per vicissitudini legali, a cambiare nome, Linspire si proponeva come una distribuzione crossover, a metà cioè tra i due mondi. Il suo sistema di installazione click n’ run è stato il precursore del software center di Ubuntu. Nonostante queste ben auguranti promesse, l’acquisizione da parte di Xandros nel 2008 ha sancito la fine di questa promettente distribuzione.

E questa è la storia. Certo fa sorridere ripensare a quei tempi andati, ma se si pensa che la discussione “Linux è adatto al mercato consumer” è ancora attuale, viene da dire che la storia, come sempre, si ripete. Chissà quindi se a quindici anni da oggi ci si chiederà “Che fine ha fatto Linux Mint?”.

* Aggiornamento delle 11:42 *:

E’ notizia di oggi che la società Mandriva, che offriva consulenze in ambito Linux mantenendo il nome della defunta distribuzione, è ufficialmente fallita. L’ormai Ex CEO dela società, Jean Manuel Croset ha annunciato sul suo profilo LinkedIn di aver terminato la collaborazione con Mandriva nel maggio 2015. R.I.P.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

2 risposte a “Che fine hanno fatto le distribuzioni Linux più promettenti?”

  1. Avatar zidagar
    zidagar

    Interessante vedere anche che le più vecchie distro ancora attive (e vivissime)

    sono Debian, Slackware e Red Hat. Da li si è creato il mondo che vediamo oggi, praticamente.
    Io come molti ho cominciato con Mandrake per poi passare definitivamente a Debian <3

  2. Avatar Raoul Scarazzini
    Raoul Scarazzini

    Stando all’evoluzione spiegata in questo diagramma:

    http://futurist.se/gldt/wp-content/uploads/06.09/ldt69.png

    La prima in assoluto fu “MCC Interim Linux”, che fu la base per Slackware… PREISTORIA!

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