Dopo la recente chiusura delle transazioni da parte di Mt. Gox, il maggiore operatore di trading della cripto-moneta Bitcoin, è il panico: l’account twitter della piattaforma è stato cancellato di tutti i tweet e il CEO di Mt.Gox si è ritirato della Bitcoin Foundation; il valore della moneta virtuale si è dimezzato dopo che aveva visto una corsa al rialzo durante la parte finale del 2013 (il cambio USD/BTC aveva toccato punte oltre i 1000$) scendendo a poco più di 500$. La causa di tutto questo: un presunto “furto” di circa 744.000 BTC dovuto a un problema nel software di gestione dei portafogli virtuali di Mt.Gox; al cambio attuale si tratta di un colpo da 380 milioni di dollari, ovvero il 6% dell’intero circolante in Bitcoin. Di recente il Bitcoin aveva preso piede come mezzo di pagamento riconosciuto anche fuori dal web, all’interno di centri commerciali e negozi; questo fatto invece potrebbe portare l’opinione pubblica a un allontanamento fatale per la valuta digitale e di conseguenza rilegarla al precedente stato di inutilizzo.
Il problema per risolvere questo intoppo risiede ora nella struttura stessa del Bitcoin: è una moneta decentralizzata per design, non esistono entità centrali in grado di controllare la distribuzione o autenticità delle transazioni. I problemi erano cominciati già a metà febbraio quando Mt.Gox aveva inidirizzato verso l’algoritmo di calcolo della moneta un bug; subito smentita la dichiarazione dalla Bitcoin Foundation nella persona di Gavin Andersen, il quale sostenne che il problema stava nello scambio implementato da Mt.Gox, non nella moneta. Si rivelò corretta la sua dichiarazione, infatti lunedì mentre altri mercati di Bitcoin operavano can cambi intorno ai 500$, Mt.Gox registrava un cambio intorno ai 230$, da cui la decisione di chiudere i battenti finché non sia stata fatta chiarezza sull’accaduto.
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