Quando navighiamo nel mare del WorldWideWeb, col nostro browser facciamo continue richieste ai server utilizzando il protocollo HTTP; tale protocollo è nato nei primi anni ’90, e come tutta l’informatica di allora (ma anche di oggi) usa dei codici numerici per identificare il tipo di risposta dei server. Per fare un esempio, il più frequente è il codice 404, che indica che la risorsa richiesta (come una pagina HTML, o un’immagine) non può essere inviata al browser perché non trovata dal server.
Ora verrà modificato il protocollo per aggiungere il codice di errore 451: indicherà che la pagina non può essere inviata al browser perché censurata per ragioni legali, come violazione di copyright o per richiesta di un governo.
La proposta è in realtà piuttosto vecchia, e la storia va più o meno come segue.
- Nell’aprile 2012 il governo inglese, per decisionde di un giudice, decide che il sito Pirate Bay non deve più essere raggiungibile, e ordina agli ISP di bloccare le richieste per quel sito. Provando a collegarsi si ottiene l’errore 403, ovvero -tradotto alla buona- “richiesta una risorsa vietata”.
- La risposta in effetti è formalmente corretta, ma in un post di giugno del suo blog Terence Eden argomenta che la risorsa non è vietata dal server (questioni tecniche), ma da un’autorità (questioni legali); in effetto il server che si prova a contattare non riceve nemmeno la richiesta perché intercettata – e uccisa – prima. Insomma, censurata.
- Tim Bray (allora ingegnere presso Google), colpito dal post, decide di fare una richiesta formale all’IETF, l’ente che gestisce il protocollo HTTP, per standardizzare un nuovo codice di errore; sceglie il 451, in onore del libro “Farenheit 451” e del suo scrittore Ray Bradbury, morto proprio pochi giorni prima.
- La richiesta rimane in caldo, sempre rinnovata e mai rigettata, fino al 18 dicembre 2015, quando è finalmente approvata.
In realtà il percorso non è ancora finito, perché prima deve diventare una RFC e, solo dopo, uno standard. Ma ora la proposta è sufficientemente ufficiale e approvata da poter essere implementata. E usata.
Terence Eden e Tim Bray credono che la proposta sia fondamentale per dare contemporaneamente trasparenza a internet e consapevolezza agli internauti. E noi siamo pienamente d’accordo. Voi che dite? C’era bisogno di un codice specifico per la censura?
Ho coltivato la mia passione per l’informatica fin da bambino, coi primi programmi BASIC. In età adulta mi sono avvicinato a Linux ed alla programmazione C, per poi interessarmi di reti. Infine, il mio hobby è diventato anche il mio lavoro.
Per me il modo migliore di imparare è fare, e per questo devo utilizzare le tecnologie che ritengo interessanti; a questo scopo, il mondo opensource offre gli strumenti perfetti.
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