Solomon Hykes lascia Docker: il saluto del papà dei container.

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Una settimana fa circa il fulmine a ciel sereno: Solomon Hykes abbandona Docker.

Per chi non lo conoscesse, seppure per l’esattezza non abbia inventato i container, sicuramente è stata la persona che più di tutti ha contribuito a renderli popolari ed uno standard de-facto su cui son nate e sono evolute una serie di altre tecnologie come Kubernetes, per citarne una.

Non si può iniziare a parlare del buon Hykes senza condividere il video di 5 minuti in cui, al PyCon 2013, presentò al mondo Docker, un tool che utilizzavano in dotCloud (società francese fondata da Hykes stesso), per gestire comodamente i container Linux:

Se come dotCloud fornivano servizi per la gestione di applicazioni scalabili usando questa “nuova” tecnologia chiamata container, la presentazione di Docker cambiò il target: finalmente un semplice tool poteva gestire tutto dal network al filesystem, dai namespace dei processi ai cgroup per la gestione delle risorse. Questo fece esplodere il fenomeno al punto che, 5 anni fa, dotCloud cambiò nome come Docker.

Il buon Hykes, che ai tempi era il CEO di dotCloud, insieme alle altre 5 persone al lavoro, decise di assumere un nuovo CEO per Docker in grado di sostenere l’azienda e con esperienza nel ruolo, e si ritagliò il ruolo di CTO (Chief Tecnical Officer). E tutto ha continuato a crescere.

Ora la situazione si è nuovamente evoluta: con la crescita della base clienti di Docker (soprattutto della sua Docker Enterprise Edition), ed in generale della società, si è reso fondamentale trovare un nuovo CTO con l’esperienza necessaria sia al lavoro in team con Steve Singh (attuale CEO), che nella gestione tecnologica della società stessa. E così il ruolo di Hykes cambierà ancora: in un primo momento aiuterà a trovare il CTO ideale al compito e successivamente fornirà la consulenza allo stesso per capire come collaborare al meglio con il team tecnico già presente in azienda.

Sicuramente un ruolo che gli permetterà di mantenere un piede in Docker, lasciandogli però il tempo di continuare a lavorare su altro e chissà, magari, cambiare il mondo dell’IT un’altra volta.

Vi lasciamo al post ufficiale di Hykes sul blog, in cui spiega bene -seppur con un pochino di amarezza- i vari passaggi che l’hanno portato dove è adesso.

Utente Linux/Unix da più di 20 anni, cerco sempre di condividere il mio know-how; occasionalmente, litigo con lo sviluppatore di Postfix e risolvo piccoli bug in GNOME. Adoro tutto ciò che può essere automatizzato e reso dinamico, l’HA e l’universo container. Autore dal 2011, provo a condividere quei piccoli tips&tricks che migliorano il lavoro e la giornata.

5 risposte a “Solomon Hykes lascia Docker: il saluto del papà dei container.”

  1. Avatar Kim Allamandola
    Kim Allamandola

    Senza nulla togliere al suo lavoro sarebbe il caso di ricordare che le jails (FreeBSD) esistono da decenni e sono assai superiori, per non parlare delle zones di OpenSolaris/IllumOS o di lpar/vpar di AiX ecc.

    Docker non è una rivoluzione è solo una delle tante tecnologie a tema, diffusasi per mera ignoranza di tanti che fuori da GNU/Linux non conoscono altro che Windows.

  2. Avatar Ivan Guerreschi
    Ivan Guerreschi

    Peccato per la fine di OpenSolaris, invece IllumOS vale la pena studiarlo e approfondirlo per un suo uso?

  3. Avatar Kim Allamandola
    Kim Allamandola

    IllumOS non è una “distro” ma solo il progetto “libero” per mantenere il codice core di OpenSolaris, la “distro” principale, forse l’unica rimasta, con un desktop completo è OpenIndiana ma aggiornamenti di mantenimento a parte è un remaster del vecchio OpenSolaris (Gnome 2.x ecc)…

    Essenzialmente è un progetto morto, purtroppo. Un’altra caterva di tecnologia ottima persa per ignoranza di tanti e commercio di qualcuno.

  4. Avatar matteocappadonna
    matteocappadonna

    Sicuramente altre tecnologie c’erano, ma sta di fatto che prima di Docker un metodo *comodo* su GNU/Linux per inserire un processo in un container (namespace+cgroup) non c’era. Ripeto, su GNU/Linux, di altri OS non si parla. Ed, indipendentemente da supposizioni sul perchè ha preso piede o meno, è sicuramente una delle tecnologie più diffuse ad oggi

  5. Avatar Kim Allamandola
    Kim Allamandola

    Questo è il problema storico: i grandi UNIX sono rimasti, per esplicita scelta, elitari e questo l’han pagato caro. La SUN ha tentato di correggere con OpenSolaris, ma tardi e passando di mano quando OSol stava ancora partendo è tutto finito (ed ora Solaris è morto e non so quanto Oracle si sia reso conto di ciò), l’IBM tenta di spingere AiX timidamente grazie all’ottimo Power, ma ancora troppo elitario per poter sfondare e OpenPower non tira granché come non tirò granché OpenSparc, nonostante Meltdown, Spectre e l’andazzo sempre più osceno di x86. Lato software libero FreeBSD ha tutte le carte per rimpiazzare GNU/Linux e col passaggio ai primi 2.6 sembrava stesse andando in questa direzione, ma i famosi pkg in sync coi port e un “freebsd-updates per i pkg” latitano dai tempi della 6.x, tutti i tentativi di migrare la vetusta infrastruttura di makefiles dei ports son sempre rimasti sulla carta e quindi l’onda degli stufi del 2.6 s’è esaurita al volo.

    Sulla diffusione però mi ritirerei un po’ da parte: php è un linguaggio certamente super diffuso, non so quanti con una certa esperienza *nix lo sceglierebbero (se possono, ovvio) e la lista sarebbe molto lunga…

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