RedHat segue Debian ed abbandona MongoDB

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Era Ottobre dello scorso anno quando MongoDB Inc. ha annunciato il passaggio alla licenza Server Side Public License (SSPL) creando un certo disappunto nella community.

MongoDB è un database NoSQL open-source estremamente popolare tra le compagnie che offrono servizi cloud, tra cui AWS ed IBM Cloud, che sono riuscite a trarre profitto dall’utilizzo sulle proprie piattaforme di questo database; il tutto, però, a scapito di MongoDB Inc. che di certo non ha avuto gli stessi introiti. La loro risposta? Cambiarne la licenza.

Il punto fondamentale della questione è che la licenza scelta in questo caso, la SSPL, richiede che, nel caso dovessero venire offerti dei servizi tramite di essa, tutti i programmi utilizzati per rendere il software disponibile as-a-service, vengano rilasciati come open source.

La risposta non si è fatta attendere.

Il mese scorso Debian ha annunciato la rimozione di MongoDB dalla propria distribuzione, confermando comunque il supporto alle versioni 3.6 e 4.0 ma senza distribuire alcun software SSPL-licensed.

The SSPL is clearly not in the spirit of the DFSG (Debian’s free software guidelines), let alone complimentary to the Debian’s goals of promoting software or user freedom

La SSPL non rispetta chiaramente lo spirito del DFSG (Debian’s free software guidelines), per non parlare degli obbiettivi di Debian per promuovere software e libertà dell’utente.

Oggi anche Red Hat da una risposta chiara: niente MongoDB, nemmeno in Fedora.

Lo scorso novembre, quando fu rilasciata la beta di RHEL 8.0, MongoDB era già stato rimosso a causa di questa licenza ed ora anche Fedora seguirà questa decisione.

Tom Callaway, legale di Fedora afferma:

It is the belief of Fedora that the SSPL is intentionally crafted to be aggressively discriminatory towards a specific class of users. Additionally, it seems clear that the intent of the license author is to cause Fear, Uncertainty, and Doubt towards commercial users of software under that license. To consider the SSPL to be “Free” or “Open Source” causes that shadow to be cast across all other licenses in the FOSS ecosystem, even though none of them carry that risk.

È convinzione del team di Fedora che la licenza SSPL sia intenzionalmente progettata per essere aggressivamente discriminatoria nei confronti di una specifica classe di utenti. Inoltre, sembra chiaro che l’intento dell’autore della licenza sia quello di generare paura, incertezza e dubbio nei confronti degli utenti commerciali di software con tale licenza. Considerare che la SSPL sia “libera” o “Open Source” fa sì un’ombra venga proiettata su tutte le altre licenze nell’ecosistema FOSS, anche se nessuna di esse comporta questo rischio.

È forse questo l’esempio più eclatante della triste frase di Ballmer?

Linux’s GPL is a cancer that attaches itself in an intellectual-property sense to everything it touches

La Linux GPL è un cancro che si attacca in senso intellettuale a tutto quello che tocca.

Affascinata sin da piccola dai computer (anche se al massimo avevo un cluster di Mio Caro Diario), sono un’opensourcer per caso, da quando sono incappata in Mandrake. Legacy dentro. Se state leggendo un articolo amarcord, probabilmente l’ho scritto io.

4 risposte a “RedHat segue Debian ed abbandona MongoDB”

  1. Avatar Alicia Frantinelli
    Alicia Frantinelli

    Forse così ha decretato la sua morte! Evviva MongoDB. Era un’alternativa DynamoDB, ma penso passerò ad altro.

  2. Avatar amedeo lanza
    amedeo lanza

    Direi che hai inciuccato la traduzione di “intellectual-property sense”,che dovrebbe essere qualcosa come “in senso di proprietà intellettuale”

  3. Avatar Maddo

    Non vedo il nesso tra la GPL, la licenza libera principe, e la SSPL che è una licenza non-libera anche secondo i canoni della FSF. La SSPLv1 (non so la v2 in revisione) è una licenza che viola la libertà 0 delle FSF: non puoi eseguire il software come desideri per qualsiasi tuo scopo, perché hai una restrizione sull’utilizzo.

  4. Avatar Eudora
    Eudora

    Purtroppo è uno schema che si ripete spesso del mondo del software libero, quello di non riconoscere adeguatamente il lavoro altrui anche quando ci si guadagna su.

    Ai tempi di Heartbleed improvvisamente scoprimmo che le risorse per lo sviluppo di un pezzo importante della sicurezza online come OpenSSL non consentivano di retribuire neppure due sviluppatori a tempo pieno.

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