Alcuni mesi fa vi parlavamo di quanto l’uso di OpenStack e, più genericamente, di tecnologie open source sarebbe stato fondamentale per il colosso Americano AT&T per lo sviluppo e l’implementazione di reti 5G.
Ovviamente non solo loro sono all’opera per il next-big-thing della connettività mobile, anche BT (British Telecom) sta lavorando in tal senso e la scelta tecnologica non si distanzia troppo dalla sua “collega” d’oltreoceano; già diversi mesi fa l’azienda inglese aveva avviato alcuni test con diversi big enterprise del settore open, tra i quali Red Hat e Canonical.
La scelta infine è caduta sull’azienda di Mark Shuttleworth e, proprio in questi giorni, ha annunciato che praticamente ogni componente virtualizzata dell’infrastruttura sarà distribuita e basata con la distribuzione CDK (Charmed Distribution of Kubernetes) su OpenStack.
La scelta, come raccontato da Neil McRae (capo architect di BT) a Computerworld è stata dettata “dalla volontà del vendor (Canonical) di avviare il progetto immediatamente, il suo prezzo competitivo, l’esperienza che già avevano in casa e la disponibilità di esperti sulla piattaforma, che aiuterà ad essere sicuri di compiere questo progetto nel migliore dei modi”.
Nonostante BT abbia al suo interno ottimi ingegneri network, non ha attualmente -come molte telco- il know-how interno sulla preparazione e sul mantenimento di piattaforme cloud, così l’azienda inglese spera di poter apprendere quanto più possibile dall’esperienza di Canonical sul deployment di ambienti cloud OpenStack (ricordiamo che, insieme a Red Hat, queste sono le due aziende che più “vendono” soluzioni bastate su questa piattaforma di cloud ibrido a livello enterprise), riuscendo così a separare correttamente la gestione hardware e software relativa al progetto 5G, rendendo la seconda più indipendente e, quindi, pilotabile e mantenibile con le recenti tecniche di continuous integration/continuous delivery (CI/CD).
Our vision for this platform is very much a dynamic platform where we can change things very quickly, we can onboard new ideas, we can create a development platform for us to fast-fail new ideas […] Today when a new capability comes out, it takes us a long time to deploy it. We want to get to a place where the capability is released and within a few days, if not a few hours, we’re able to roll it out and give benefit to our customers.
La nostra visione per questa piattaforma è quella di una piattaforma molto dinamica in cui possiamo cambiare le cose molto rapidamente, in cui possiamo aggiungere nuove idee, in cui possiamo creare una piattaforma di sviluppo che ci permetta di tornare indietro rapidamente da queste […] Ad oggi quando esce una nuova funzionalità, ci occupa parecchio tempo rilasciarla. Vogliamo arrivare al punto in cui la funzionalità viene rilasciata e nell’arco di pochi giorni, se non di poche ore, siamo in grado di distribuirla a beneficio dei nostri clienti.
Come ripetiamo spesso su queste pagine, quindi, vediamo che l’open source (e le recenti tecniche e tecnologie di CI/CD, su cui stanno uscendo nostri articoli mirati all’uso di uno dei più famosi software che implementa queste pipeline proprio in questi giorni) sono sempre più fondamentali nello sviluppo delle nuove tecnologie.
Utente Linux/Unix da più di 20 anni, cerco sempre di condividere il mio know-how; occasionalmente, litigo con lo sviluppatore di Postfix e risolvo piccoli bug in GNOME. Adoro tutto ciò che può essere automatizzato e reso dinamico, l’HA e l’universo container. Autore dal 2011, provo a condividere quei piccoli tips&tricks che migliorano il lavoro e la giornata.
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