L’azienda Docker, madre del moderno concetto di container, è in crisi economica

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Forse non molti sanno come dietro al progetto open-source Docker, responsabile della diffusione del moderno concetto di container (che in realtà risale a fine anni ’70), vi sia un’azienda che si chiama Docker Inc che, oltre a sviluppare e contribuire alla crescita della tecnologia, vende anche servizi e prodotti.

Per quanto banale sia il concetto, è chiaro come vendere servizi e prodotti, essere un’azienda, comporta dover far soldi per garantire la propria sussistenza. Bene, stando a quanto riporta ZDNet, Docker Inc sta attraversando ingenti problemi economici. Il riferimento è un meme interno, che in qualche modo è uscito dalla sfera confidenziale interna all’azienda, nel quale Rob Bearden, CEO di Docker, si complimenta con i dipendenti per l’apporto fornito a dispetto della mancanza di chiarezza delle ultime settimane.

E proprio questa mancanza di chiarezza sarebbe da attribuire, secondo una fonte interna contattata da ZDNet, ad una semplice ragione: Docker ha bisogno di soldi.

Il che non vuol dire che non ne faccia, ma l’azienda, per quel che è dato di sapere non è profitable, non genera cioè guadagni.

Ma da dove nasce questa crisi? A conti fatti, da lontano.

Il passaggio a reale big player del mercato container per Docker non è mai stato completato. È vero che in un certo senso tutto è partito da Docker, ma il mondo intorno a questa tecnologia si è evoluto enormemente, in particolare per quanto riguarda l’ambito Kubernetes dove sì, docker è ancora essenziale, ma è più corretto dire che per Kubernetes ormai siano i container ad essere essenziali, qualsiasi tecnologia si adoperi per utilizzarli.

Non a caso, all’interno di Red Hat Enterprise Linux 8 non c’è più traccia di Docker tanto come comando, quanto come concetto. La gestione dei container è demandata ad un trittico di tecnologie che si presentano come retro compatibili ed al contempo nuove: buildah (per la creazione), podman (per il lancio) e skopeo (per il registro delle immagini).

Docker Swarm, il prodotto di classe enterprise di Docker pare non reggere il confronto con i concorrenti quali lo stesso Kubernetes ed ancor di più OpenShift.

Risultato? Fare soldi diventa difficile e le notizie trapelate non fanno che confermare come la crisi dell’azienda Docker sia tutt’altro che un rumor. Come finirà è tutto da capire, l’imprevedibilità di queste situazioni potrebbe portare a svolte improvvise (ad esempio un’acquisizione) o drammatiche (una chiusura) difficile dirlo.

Va dato atto all’azienda Docker di aver sempre tenuto la tecnologia sviluppata totalmente open-source. Indipendentemente da come si evolveranno le cose quindi, questa rimarrà patrimonio della community.

Non è di certo poco.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

5 risposte a “L’azienda Docker, madre del moderno concetto di container, è in crisi economica”

  1. Avatar michele
    michele

    (tanto poi systemd farà systemd-container 😛 )

  2. Avatar Kowalski Konqueror

    Concordo col fatto che Ms possa essere il potenziale acquirente di Docker, in quanto potrebbe andare a cercare di chiudere il gap con la concorrenza, offrendo anche lei una sua soluzione.

  3. Avatar michele
    michele

    argh, questo è un colpo basso, e questo (tratto da https://www.freedesktop.org/software/systemd/man/systemd-nspawn.html) è ancora peggio: “In contrast to chroot(1) systemd-nspawn may be used to boot full Linux-based operating systems in a container.”

  4. Avatar michele
    michele

    Quindi si può usare per creare delle macchine virtuali stile virtualbox (con tanto di interfaccia grafica)?

  5. Avatar michele
    michele

    non ho capito (mi mancano le basi) ma mi fido

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