Proprio in questi giorni si è tenuto a Barcellona il LAS (Linux Application Summit), la conferenza per tutti gli interessati e per gli addetti ai lavori in ambito sviluppo applicazioni su Linux, soprattutto in ambiente desktop.
Tra gli argomenti al centro della discussione, anche la necessità di semplificare il processo di distribuzione del software, ad oggi ancora vincolato dal lifecycle e dal sistema di gestione pacchetti diversi per ogni singola distribuzione.
Ed è qui che entrano in scena Flatpak (nato nel 2007 con il nome xdg-app) e Snap (di Canonical, la prima versione risale al 2014), i due più importanti progetti con la missione di alleggerire lo sviluppatore dall’onere della distribuzione e facilitare gli utenti che cercano applicazioni che semplicemente, funzionano.
Entrambe le soluzioni offrono, seppur in modo diverso, un sistema di containerizzazione del software prodotto assieme a tutte le relative dipendenze, e permettono di distribuirlo per tutte le distribuzioni.
Flatpak, come già indicato, nasce dalle ceneri del progetto xdg-app ed è ad oggi uno dei punti di riferimento:
- è sviluppato dalla community e slegato da qualsiasi terza parte (anche l’hosting è decentralizzato e può essere hostato da chiunque/dovunque);
- è possibile avviare diverse istanze della stessa applicazione (feature utile soprattutto agli sviluppatori in fase di testing di nuove versioni);
- il target principale è l’ utenza desktop;
Snapcraft è frutto dell’impegno di Canonical ed è di fatto installato di default su Ubuntu e derivate sin dalla 16.04:
- Canonical “pilota” lo sviluppo e la direzione da prendere e lo store delle applicazioni risiede sui server di Canonical;
- è possibile avviare una versione dell’applicazione per channel (una delle diverse “incarnazioni” dell’applicazione, sostanzialmente la versione beta o la stable);
- è pensato per dispensare le applicazioni in ambiente desktop, server e dipsositivi IoT;
Il modello è quello dei già collaudati app-store per smartphone (in origine Snap era pensato per l’ecosistema “Ubuntu touch”), e l’idea che Flatpak e Snap possano avere uno sviluppo (e una percentuale d’adozione) similare alla controparte mobile, sembra allettante, sia per gli sviluppatori, sia per gli utenti finali.
E voi che ne pensate? Avete optato per Snap, Flatpak o AppImage? Qualunque sia la risposta, ciò che conta è che, col Pinguino, – come sempre – la scelta è nelle mani dell’utente.
Amministratore di sistema “umile ma onesto”. Inciampato in Linux per caso, è stato l’inizio di una storia d’amore bellissima.
Lascia un commento