Saturday’s Talks: a proposito di Google, BareMetal, Cloud e… Vendor-lock-in

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Google ha recentemente annunciato un nuovo servizio che si chiama Bare Metal Solution. Come il nome fa dedurre, si tratta di hardware dedicato a specifici workload all’interno del cloud. È bene precisare come non ci si riferisce propriamente a macchine dedicate all’interno del cloud sulle quali è possibile installare quello che si vuole (come fanno altri provider di servizi, vedi Hetzner), bensì ad un’intera infrastruttura dedicata a tutti quei workload che non è possibile migrare al cloud se non come sono.

Le soluzioni hardware sono sostanzialmente di due macro tipologie:

  • Dual-socket x86 systems
    • 16 core with 384 GB DRAM
    • 24 core with 768 GB DRAM
    • 56 core with 1536 GB DRAM
  • Quad-socket x86 systems
    • 56 core with 1536 GB DRAM 
    • 112 core with 3072 GB DRAM

Avete letto bene, ho copiato e incollato: 3072 GB DRAM, tre tera. Di RAM.

Si fa in fretta a dedurre come il target di questa offerta siano i grandi database ed in questo senso Google non fa mistero citando specificamente Oracle.

Grazie a questo servizio i clienti saranno in grado di portare il proprio database direttamente nel cloud, in macchine geograficamente agganciate alle zone esistenti, garantendo quindi l’interscambio con le istanze esistenti.

Fin qui la descrizione del servizio. La riflessione che scaturisce invece è in merito al concetto stesso di cloud. Ci hanno insegnato, in questa nuova era digitale, che far girare le proprie applicazioni sul cloud consente di non doversi preoccupare dell’annosa questione mantenimento e dell’ottimizzazione dei consumi, poiché nel cloud paghi quel che consumi e niente di più. Pertanto, un cloud vale l’altro. Se l’applicazione che si intende far girare è cloud native, scegliere una piattaforma piuttosto che l’altra dovrebbe essere assolutamente indifferente.

Tutto dovrebbe andare a beneficio del cliente, il quale non dovrebbe più soffrire alcun vendor-lock-in (ossia il vincolo perenne ad un singolo fornitore una volta scelto) e scegliere in libertà l’azienda più competitiva.

Ma quanto di tutto questo si verifica nella pratica? API ed approcci dei vari vendor sono diversi, pertanto usare Google Cloud non è la stessa cosa che usare AWS ed insomma, migrare da un provider all’altro è tutt’altro che semplice.

Per questo, quando si legge del servizio Bare Metal di Google Cloud si finisce per fare un ulteriore salto in avanti: quanto facile diventerebbe migrare il proprio workload Oracle da Google Cloud ad AWS il giorno che verranno offerte opzioni simili anche dall’azienda di Jeff Bezos? Sarà possibile?

Una cosa è certa: volenti o nolenti, questo è il futuro. Di nuovo quindi Big G si fa promotrice di una definizione. Il cloud non è quindi solamente il computer di qualcun altro, il nuovo paradigma è:

Il cloud è il tuo computer… Da qualche parte.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.