
Non è un mistero che, ormai da qualche anno, i produttori di automobili si affidino a Linux come sistema operativo di bordo.
Alcuni preferiscono affidarsi a distribuzioni “generiche” come Ubuntu, mentre altri si sono affidati ad una distribuzione dedicata allo scopo come per esempio Automotive Grade Linux, sponsorizzata dalla Linux Foundation, attualmente utilizzata da Toyota e Subaru.
Tesla era tra le compagnie che si affidava ad Ubuntu, che poi aveva rimaneggiato per riuscire ad utilizzare l’ultimo kernel disponibile.
All’inizio di quest’anno, a sorpresa, su GitHub è comparso un corposo repository dedicato a Coreboot.
Il nuovo codice (quello in aggiunta al source di Coreboot) è stato scritto da Tesla Motors e Samsung. Quest’ultima infatti produce il full self-driving chip (FDS) che attualmente Tesla utilizza sui suoi veicoli.
L’implementazione di Coreboot non lascia spazio a molti dubbi: l’utilizzo del kernel Linux come rimpiazzo di un BIOS proprietario.
Coreboot, ricordiamo, è un progetto nato nell’ormai lontano 1999, il cui scopo è quello di prendere il posto dei BIOS proprietari ed inizializzare solo i componenti strettamente necessari ad avviare un sistema operativo.
La cosa un po’ “complicata” è che per funzionare, dev’essere scritto appositamente per ogni chipset e scheda madre che dovrà supportare, il che riconferma l’intento di Tesla di avere un sistema il quanto più possibile bloat-free.
Anche se il software di Tesla non è aperto, è sempre un buon segno vedere che ci si affidi all’open source per sviluppare nuove tecnologie e soluzioni!
Affascinata sin da piccola dai computer (anche se al massimo avevo un cluster di Mio Caro Diario), sono un’opensourcer per caso, da quando sono incappata in Mandrake. Legacy dentro. Se state leggendo un articolo amarcord, probabilmente l’ho scritto io.
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