Apriamo con un piccolo disclaimer: è lunedì, il seguente articolo non è esattamente una ventata di ottimismo. Leggetelo a vostro rischio e pericolo.
Il World Economic Forum ha pubblicato, in collaborazione con il gruppo assicurativo Zurich e Marsh & McLennan il Global Risk Report 2020, che ha lo scopo di illustrare i pericoli dell’anno corrente e dell’immediato futuro.
Nella top-ten dei possibili “rischi in aumento” durante i prossimi 10 anni figurano:
- condizioni meteorologiche estreme;
- emergenza idrica;
- catastrofi naturali;
- utilizzo di armi di distruzioni di massa;
- instabilità sociale e politica;
- epidemie;
E in questo scenario apocalittico, c’è posto anche per i cyber-criminali e i “data breach”.
La 4IR (Fourth Industrial Revolution – “Quarta Rivoluzione Industriale”) ha permesso al 50% della popolazione mondiale di accedere ad Internet, con un tasso di crescita pari a un milione di persone in più al giorno, e due terzi degli abitanti del pianeta possiede uno smartphone.
Il rovescio della medaglia ha un retrogusto amaro: la tremenda crescita di questi numeri infatti non è sinonimo di solo beneficio, è anche responsabile di un aumento della superficie che può essere presa di mira da cyber-criminali e non solo.
La vendita dei dati personali degli utenti (che nei soli USA ammonta a 200 miliari di dollari all’anno) per scopi commerciali e in qualche caso politici, è una vera e propria piaga destinata ad aumentare sensibilmente nei prossimi anni.
Anche i dispositivi per rendere smart la propria abitazione sono sotto la lente negli studi presi in considerazione dal World Economic Forum: i vendor degli apparecchi IoT e degli ammennicoli elettronici da comodino preferiscono immettere nel mercato prodotti in maniera irresponsabile, senza curarsi di renderli sicuri, l’importante è venderli.
E se pensate che Alexa e Google Home possano essere considerate le backdoor preferita dagli hacker russi per accaparrarsi la vostra cronologia web e la wishlist di Amazon, vi sbagliate: i dispositivi IoT sono al centro del mirino di attacchi con lo scopo non solo di rastrellare dati sensibili, ma anche di creare dal nulla e in 24 ore botnet composte da decine di migliaia di dispositivi vulnerabili (come nel caso di “Anarchy“) con lo scopo di causare DDoS (Wikipedia nel 2019) o in casi particolari ed estremi, tentare di causare esplosioni.
Proprio quest’ultimo caso, quello dell’impianto petrolchimico della Sadara Chemical Company, è testimone involontaria dell’evoluzione della minaccia: la traslazione del rischio dal piano del “cyber-spazio” a quello del reale.
E allora tutti di corsa a patchare i propri sistemi, anche se renderli “most-updated-cutting-edge” potrebbe non bastare: in un futuro non troppo lontano l’utilizzo di computer quantistici e dei loro “super poteri” computazionali potrebbero sgretolare ogni record riducendo drammaticamente i tempi necessari per risolvere i problemi matematici alla base delle tecniche di encryption.
E poi? E poi possiamo praticare harakiri rendendo le macchine senzienti. L’I.A. è al centro dei dibattiti di scienziati e filosofi per via delle implicazioni tecniche ed etiche della materia ma non solo. L’intelligenza artificiale è utilizzata anche in ambito militare e ha contribuito alla creazione di armi autonome letali, per le quali non esiste (ancora) una vera e propria regolamentazione, e tutto questo incute una certa preoccupazione nei governi di tutto il mondo.
Insomma, seppure ci sia poco da stare sereni (anche se è la natura intrinseca di un report che ha come tema principale il “rischio”) e, per come la dipingono gli analisti del WEF, sembra che tutto questo stia accadendo a nostra insaputa e non c’è bisogno di dire come non sia del tutto vero. Abbiamo il dovere morale di sensibilizzare i nostri governi affinché si facciano carico di prendere decisioni in materia e, si spera, agire per il bene comune. Detto questo, concediamoci una pausa di qualche giorno da questa colata di pessimismo e organizziamo tutti insieme una gita in qualche eremo lontano, magari anche dalla tecnologia. E no, non sono ammessi Raspberry Pi o Arduino!
Amministratore di sistema “umile ma onesto”. Inciampato in Linux per caso, è stato l’inizio di una storia d’amore bellissima.
Lascia un commento