Canonical ha rilasciato nelle scorse settimane dei security update riguardanti il Kernel, per tutte le release di Ubuntu ancora supportate, che vanno a correggere “ben” 4 falle di sicurezza.
Nel dettaglio:
- CVE-2020-8428: bug in VFS (Virtual Filesystem Switch) che consentiva ad un utente malevolo con utenza locale di mandare in crash il sistema o esporre dati sensibili;
- CVE-2019-19046: bug relativo alle schede IPMI, che consentiva di causare un denial of service tramite un memory leak del Kernel. Questa falla è relativa solo alle Ubuntu 19.10 e 18.04 LTS con Kernel 5.3;
- CVE-2020-8834: bug relativo ad un’implementazione KVM nel Kernel per PowerPC che impediva di mantenere separati host e guest, cosa che poteva essere sfruttata per un DoS (crash dell’host);
- CVE-2020-8992: bug in un’implementazione ext4 che non verificava correttamente la dimensione del journal rendendo possibile il mounting di un’immagine ext4 malevola che avrebbe causato un DoS (soft lockup).
Trattandosi di update di sicurezza relativi al Kernel, Canonical suggerisce di installarli quanto prima.
Un “quanto prima” che a questo punto potrebbe attendere qualche giorno visto che per il 23 aprile è previsto il rilascio della versione stabile di Ubuntu 20.04 “Focal Fossa“.
La versione 20.04 includerà anche il Kernel 5.4 (con WireGuard) e GNOME 3.36. Per gli sviluppatori, disponibili anche tutti i nuovi pacchetti di glibc (2.31), OpenJDK 11, Python (3.8.2}, PHP (7.4) e Perl 5.30.
La nuova release sarà una LTS dunque supporto garantito per 5 anni. Inoltre, questa specifica versione, godrà anche dell’Extended Maintenance Release” (ESM), via Ubuntu Advantage, che ne estende la durata fino a 10 anni.
Se siete curiosi (e non volete assolutamente rimanere indietro con le patch), potete già scaricare la beta di Ubuntu 20.04. Per tutti gli altri…il reboot può attendere!
Affascinata sin da piccola dai computer (anche se al massimo avevo un cluster di Mio Caro Diario), sono un’opensourcer per caso, da quando sono incappata in Mandrake. Legacy dentro. Se state leggendo un articolo amarcord, probabilmente l’ho scritto io.
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