SpaceX: verso le stelle con Linux

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Oramai sappiamo che Linux “muove” molto dell’hardware che utilizziamo: dai pc agli smartphone, dalle TV alle lampadine smart, dai router ai piccoli dispositivi come il RaspberryPi. Che ne siamo consci o meno, molto probabilmente abbiamo diverse installazioni del pinguino già nelle nostre case.

Il nostro amato OS è estremamente maneggevole ed adattabile e se in passato vi abbiamo parlato di come oramai domini il panorama dei supercomputer, arriva da SpaceX, l’azienda di Elon Musk, notizia di come questo venga utilizzato anche per muovere qualcosa di più “semplice” ma, non per questo, meno critico: il Falcon9.

Questo razzo, la cui particolarità è quella di essere riutilizzabile, il 30 Maggio ha portato due astronauti NASA in orbita verso la Stazione Spaziale Internazionale. E la cosa interessante per noi qual è? Beh, che il Falcon9 funziona grazie ad ossigeno liquido, kerosene studiato specificatamente per l’uso in razzi e, soprattutto, Linux.

Ma esattamente su cosa? Molto semplice, su tre normalissimi processori x86 dual-core, con una versione estremamente ridotta del kernel Linux a pilotare il tutto ed ad eseguire il software di volo su separatamente su ognuno di essi (software scritto in C/C++).

Tutto molto ordinario quindi, ed è cosa estremamente comune nell’ambito spaziale. I chip impiegano anni, se non decenni, ad essere ottimizzati per l’uso nelle condizioni estreme che richiedono. Basti pensare alla stessa Stazione Spaziale Internazionale, mossa da CPU Intel 80386SX da 20 MHz, chip risalente al 1988. Dettagli però sui chip che muovono il razzo di SpaceX non ne abbiamo, a parte l’architettura.

Per altre curiosità a riguardo vi rimandiamo ad una serie di domande presenti su Stack Exchange riguardanti lo spazio e che spiegano alcuni dettagli, ad esempio sul sistema Giudice-Attore che richiede tre differenti processori per fornire sicurezza tramite ridondanza, in cui il sistema aspetta la risposta ad una qualsiasi “decisione” da parte di tutti e tre e, nel caso uno risponda in maniera differente, riavvia l’intero processo.

Quindi, per concludere, potremmo dire che lo spazio è ritornato ad essere un pochino più accessibile, e sicuramente in parte lo dobbiamo a Linux!

Utente Linux/Unix da più di 20 anni, cerco sempre di condividere il mio know-how; occasionalmente, litigo con lo sviluppatore di Postfix e risolvo piccoli bug in GNOME. Adoro tutto ciò che può essere automatizzato e reso dinamico, l’HA e l’universo container. Autore dal 2011, provo a condividere quei piccoli tips&tricks che migliorano il lavoro e la giornata.

4 risposte a “SpaceX: verso le stelle con Linux”

  1. Avatar JustATiredMan
    JustATiredMan

    Il sorgente non dovrebbe essere rilasciato sotto gpl quindi ?
    Sarei curioso di buttargli un occhio… si sa mai che mi voglio fare un “candelotto” anch’io da lanciare dal mio giardino 😀

  2. Avatar JaK
    JaK

    Se il software non contiene parti in licenza GPL e si usa GNU/Linux solo come sistema operativo, allora no, non dovrebbe venire rilasciato: non tutti i giochi che vengono rilasciati per il pinguino sono sotto GPL, se ci pensi.

  3. Avatar xan
    xan

    la gpl2 che è usata dal kernel prevede la “viralità” nel momento che ridistribuisci il software. loro avendolo usato ma non distribuito non sono obbligati a farlo

  4. Avatar sabayonino
    sabayonino

    Parlando di hardware (ma non di software)

    IBM nello spazio : https // www ibm com / ibm / history / exhibits / space / space_thinkpad.html

    Nel 2013 la ISS ha subito un bel “upgrade”

    https://www.youtube.com/watch?v=sx6k0sLjjPE

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