Ed IBM disse al proprio sviluppatore del Kernel Linux: non osare più firmare le tue patch con l’account gmail!

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Immaginate di essere nei panni di Lijun Pan, uno sviluppatore del Kernel Linux, precisamente nel comparto VNIC, che ha appena caricato la propria patch e creato il proprio commit inserendo nella sezione author il suo indirizzo mail personale, una casella gmail.

Arriva subito dopo una mail o una comunicazione scritta nella quale Pan legge questo (la storia l’ha raccontata per primo Michael Larabel di Phoronix):

As an IBM employee, you are not allowed to use your gmail account to work in any way on VNIC. You are not allowed to use your personal email account as a “hobby”. You are an IBM employee 100% of the time.
Please remove yourself completely from the maintainers file. I grant you a 1 time exception on contributions to VNIC to make this change.

Come dipendente IBM non ti è consentito utilizzare il tuo account gmail per lavorare in qualsiasi modo su VNIC. Non ti è permesso usare il tuo account email personale come “hobby”. Sei un dipendente IBM per il 100% del tempo.
Per favore, rimuoviti completamente dal file dei manutentori. Ti concedo un’eccezione di 1 volta sui contributi al VNIC per fare questo cambiamento.

Quindi il riassunto è: sei un dipendente IBM il 100% del tuo tempo, non esistono hobby, non esiste il tuo account gmail e se contribuisci al Kernel Linux lo devi fare come IBM. Il tutto condito con una minaccia: è l’ultimo avvertimento, dopodiché, verosimilmente, verrai licenziato.

L’articolo potrebbe anche chiudersi qui, offrendo sufficienti spunti di riflessione, ma una domanda inquietante sorge nel ricostruire la vicenda: è questa una direttiva comune che arriva dall’alto in IBM o è solo un manager che ha avuto una brutta giornata e se l’è presa con un proprio dipendente? Difficile rispondere.

Quel che fa riflettere è il riferimento al “100% del tuo tempo” che cozza decisamente con il concetto di community e volontariato sul quale, lo si creda o meno, si fonda tutto l’open-source. Ma è davvero ancora così? Quanti contributi a progetti open sono fatti ormai da persone non legate a una grande azienda per puro spirito di volontariato? Sarebbe utile capirlo, anche perché poi da lì a dire che nel momento in cui vieni assunto da una grande corporation i tuoi contributi devono tutti essere intesi come provenienti da questa, il passo è breve, almeno da quel che appare in questa vicenda.

Quello che so per esperienza personale è che in aziende come Red Hat (per quanto ormai sia IBM) non è stato mai imposto l’utilizzo della casella aziendale nelle patch a progetti community. Certo, immagino che sia per logica preferibile, ma un’imposizione a quel livello non c’è mai stata.

In conclusione, tutto sarebbe stato diverso se il manager in questione avesse scritto in toni meno accesi “Avendo tu prodotto questa patch mentre lavoravi e venivi pagato da IBM, sarebbe preferibile la firmassi con l’account IBM”. Ma, evidentemente, il manager non era di buon umore.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

19 risposte a “Ed IBM disse al proprio sviluppatore del Kernel Linux: non osare più firmare le tue patch con l’account gmail!”

  1. Avatar xan
    xan

    fossi nello sviluppatore farei la richiesta di x ore di straordinario o userei il nome della moglie per fare i commit

  2. Avatar Geek Falcon
    Geek Falcon

    Se sei un dipendente (in Italia) quello che produci, attinente alla tua mansione, anche fuori dal tuo tempo lavorativo è di proprietà del tuo datore di lavoro. Quindi effettivamente devi chiedere il permesso per fare qualcosa (anche gratuitamente) di simile.
    Quindi IBM non ha torto se avesse fatto una simile comunicazione ad un dipendente italiano, anzi direi che poteva anche avviare l’iter per il licenziamente ma ha deciso di fare solo un ammonimento.
    Ci sono alcuni settori che non sono così, es. i medici che lavorano negli ospedali e poi fanno i privatisti…in passato dverse volte si era pensato di fermare questa cosa, ma poi nulla di fatto.

    La cosa è differente se sei un lavoratore autonomo.

  3. Avatar Raoul Scarazzini

    Non penso proprio sia così e mi piacerebbe capire da dove emerge questa tua certezza, specificamente nella parte “al di fuori del tuo tempo lavorativo”. Nota che non sto parlando di clausole di non concorrenza o simili eh, ma non c’è nulla che vieta di contribuire personalmente e volontariamente a qualsivoglia progetto, fintanto che io svolgo le mansioni che mi sono chieste dalla società che mi ha assunto. Una situazione di simile esclusività dovrebbe essere esplicitata (e compensata nel contratto), altrimenti è schiavismo.

  4. Avatar Geek Falcon
    Geek Falcon

    Esatto è proprio il
    patto di non concorrenza, nelle aziende grandi sicuramente è parte del contratto che applicano in maniera standard perchè al datore non costa nulla e li tutela maggiormente. Vale anche fuori dalle tue ore lavorative. Stop.
    Faccio un esempio: lavoro come tecnico che ripara il pc, posso riparare il mio pc a casa? Sì. Posso riparare gratuitamente il PC del mio vicino? No.
    Sono programmatore o devops per mestiere, posso contribuire gratuitamente allo sviluppo di un software opensource? No. Lo chiedo al datore, se ti lascia bene altrimenti cerchi un altro lavoro o ti fai togliere la clausola.

  5. Avatar Raoul Scarazzini

    Ti stai confondendo e non è del patto di non concorrenza che stiamo parlando.
    Quello che le aziende contrattualizzano, in genere, ma non sempre, è che tutto il codice sviluppato per i progetti dell’azienda, è proprietà dell’azienda. Da qui però capisci come la cosa diventi inapplicabile ad un software open-source distribuito con licenza GPL: nessuno, nemmeno chi l’ha sviluppato, potrà dirsi proprietario del codice.
    Quello che fai nel tuo tempo libero, è tuo, a meno che tu non stia violando la legge (e riparare pc del vicino, piuttosto che sviluppare per un sw open-source non mi pare siano casi del genere). Se fosse come dici tu: o ti pagano e firmi perché sia così, o sei uno schiavo e dovresti denunciare il tuo datore di lavoro, con buone probabilità di vincere ogni tipo di causa.

  6. Avatar JustATiredMan
    JustATiredMan

    col cavolo che quello che produco fuori dall’orario di lavoro, se lo faccio per hobby, anche se arriva dalle competenze maturate al lavoro, è di proprietà dell’azienda.
    Quello che faccio fuori dalla sede ed orario aziendale è solo mio.

  7. Avatar sabayonino
    sabayonino

    La vedo un pò ad occhio lungo : IBM ha perso una patch a nome IBM , perde punti nella classifica dei contributori e quindi nella visibilità del marchio …ne consegue potenziali investimenti futuri.
    Se lo facessero tutti i dipendenti , vai che IBM s’incazza alla grande 😀

    la butto là.
    Però è un pò triste

  8. Avatar JoeVinegar
    JoeVinegar

    Per amor di precisione: chi sviluppa il software ha il diritto morale di esserne riconosciuto autore (è un diritto che non si può cedere, o vendere). I diritti di utilizzazione economica invece si possono vendere, ad esempio in un contratto di lavoro.
    Ed attenzione, contrariamente a quanto detto sopra:

    1. Dopo l’art. 12 della legge 22 aprile 1941, n. 633, e’ inserito il seguente:
    “Art. 12- bis. – Salvo patto contrario, qualora un programma per
    elaboratore sia creato dal lavoratore dipendente nell’esecuzione delle sue mansioni o su istruzioni impartite dal suo datore di lavoro, questi e’ titolare dei diritti esclusivi di utilizzazione economica del programma creato”.

    DL 29 Dic 1992, n.518 (Gazzetta Ufficiale)
    La parte più controversa è “nell’esecuzione delle sue funzioni”: era in orario di lavoro? usava strumenti dell’azienda? E sicuramente in questo caso specifico riguardava del software prodotto anche parzialmente dall’azienda, quindi era ancora più delicato.
    In generale è meglio concordare prima, all’atto del contratto. Se è tardi, allora bisognerebbe almeno ottenere un’autorizzazione esplicita, altrimenti ci si espone a queste conseguenze.

  9. Avatar Geek Falcon
    Geek Falcon

    Puoi pensarla come vuoi, ma in realità non è così, ti posto un caso: http://www.consulenzalegaleitalia.it/rapporti-lavoro-fedelta-dipendente/

  10. Avatar sabayonino
    sabayonino

    F: drivers/net/ethernet/ibm/ibmvnic.*

    forse se stava in un’altra subdirectory diversa da IBM non succedeva nulla ?
    quella directory è territorio di IBM 😀

  11. Avatar JaK
    JaK

    Il caso da te riportato, però, riguarda un dipendente che

    ha gestito e cercato di trattare affari per conto terzi in concorrenza con l’imprenditore

    , una situazione differente dal volontariato. Se, da lavoratore dipendente, fornisco prestazioni a terzi è un conto; se faccio volontariato (che implica “senza retribuzione e per il bene della società”) non è un caso differente?

  12. Avatar Geek Falcon
    Geek Falcon

    E’ sempre concorrenza perchè ad esempio la persona a cui ripari il computer gratuitamente sarebbe potuta rivolgersi, a pagamento, all’azienda per cui lavori.
    Se avete un hobby, meglio che sia di un settore diverso a quello del vostro lavoro così non si incappa in questo potenziale problema.

  13. Avatar Geek Falcon
    Geek Falcon

    Per corroborare la questione posso anche citare il caso di Igor Sysoev, il creatore di Nginx,
    http://www.businessinsider.com.au/nginx-russian-police-cofounders-f5-networks-2019-12, la cui azienda per la quale lavorava ha presentato un reclamo per violazione del copyright di Nginx.

  14. Avatar JaK
    JaK

    È tirata per le orecchie: fosse così anche l’amico meccanico che mi sistema il motore la domenica con gli attrezzi che ha a casa dovrebbe venire licenziato per lo stesso motivo. Stesso dicasi per il giornalista che tiene un blog personale che scrive quando torna a casa o il medico che va a fare volontariato fuori turno. O il fumettista che fa un’illustrazione per i fan sul proprio sito.

  15. Avatar Stefano B
    Stefano B

    “Faccio un esempio: lavoro come tecnico che ripara il pc, posso riparare
    il mio pc a casa? Sì. Posso riparare gratuitamente il PC del mio vicino? No.”
    Ovviamente ti stai sbagliando di grosso. Nel mio tempo libero faccio quello che voglio (rispettando la legge, ovviamente).

  16. Avatar Th3R0ck
    Th3R0ck

    Ma come si fa a pensare una cosa del genere!!! Ma poi il kernel Linux e un software libero GNU GPLv2 non e mica un prodotto chiuso e di proprietà di IBM. E’ assurdo come una azienda può dire ha un suo dipendete una cosa del genere. Ha dimenticavo….. ormai tutti comandano, tutti capisco, tutti sanno. Grazie a internet ormai a chi si alza la mattina si sente “libero” di dire la sua….. tutto a posto, sempre a peggiorare…..

  17. Avatar carlo coppa
    carlo coppa

    E’ IBM, di cosa ci si stupisce ?

  18. Avatar Geek Falcon
    Geek Falcon

    Pensatela come volete, vi consiglio di informarvi sul vostro contratto di lavoro onde trovarvi in situazioni spiacevoli in futuro.

  19. Avatar JaK
    JaK

    Geek, ti ringrazio per la disponibilità, ma credo che in caso di dubbi di questo genere sia meglio evitare le soluzioni fai-da-te e parlarne

    – con servizio legale della propria azienda
    – con i sindacati
    – con il proprio avvocato

    Stiamo andando in un pericoloso territorio, quello della consulenza legale, che prevede almeno 4 anni di studi universitari. Non credo sia qualcosa che può essere risolto soltanto leggendo il proprio contratto o documentandosi su internet.

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