Secondo IBM è tutto un equivoco, i contributi OpenSource volontari non sono solo permessi, ma incoraggiati!

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Gli strascichi della vicenda che mi abbiamo descritto pochi giorni fa non si sono ancora attenuati. Anzi, il clamore del commit di Lijun Pan, nel quale correggeva la propria email personale nell’email con dominio IBM, è stato parecchio, tanto da spingere il colosso proprietario di Red Hat ad una dichiarazione ufficiale:

IBM promotes and encourages engagement in the Linux open source community regardless whether an IBM email ID or a personal email ID is used.

IBM prumuove ed incoraggia il coinvolgimento nella community open-source Linux indipendentemente dall’utilizzo di una email IBM oppure un’email personale.

Quindi non ci sono problemi ad usare qualsiasi indirizzo, purché si contribuisca.

È Phoronix, che aveva riportato in origine la notizia, che racconta di come IBM stessa abbia voluto chiarire la propria posizione per bocca di Todd Moore, Vice President del ramo Open Technology in IBM:

We respect our developer’s need to be individuals, and their open source code contributed under a personal ID represents them and their resume. This was a one off disagreement that should not have gone public as there are internal guidelines to resolve it. Often our contributors will have a personal GitHub ID and an IBM GitHub ID. We use tooling to track contributions under both IDs to ensure everyone gets credit towards our recognition program. We value and encourage contribution whether it be code, code reviews, documentation, issue triage, or advocacy as part of their careers or their own time.

Rispettiamo il bisogno dei nostri sviluppatori di essere individui, e il loro codice open source contribuito sotto un ID personale rappresenta loro e il loro curriculum. Quanto successo [la vicenda del commit] è stato un disaccordo una tantum che non avrebbe dovuto diventare pubblico, in quanto ci sono linee guida interne per risolverlo. I nostri collaboratori continueranno ad avere un ID GitHub personale e un ID GitHub IBM. Usiamo strumenti per tracciare i contributi sotto entrambi gli ID per garantire che tutti ricevano credito nel nostro programma di riconoscimento. Apprezziamo e incoraggiamo il contributo sia che si tratti di codice, revisioni del codice, documentazione, triage dei problemi, o advocacy come parte della loro carriera o del loro tempo libero.

Più chiaro di così non si può. Tutto questo sottolinea, come segnala Phoronix, quanto IBM sia attenta ai temi Open, tanto da aver predisposto una pagina Open-Source Enterprise nella quale il software e la filosofia open-source vengono effettivamente promossi e incoraggiati.

Possiamo quindi concludere di come la questione sia stata un grosso equivoco, gestito male da entrambi i protagonisti, in primis dal manager e poi dal developer, entrambi in un certo senso complici di una cattiva pubblicità fatta all’azienda per cui lavorano.

Sarebbe interessante capire se e come ci sono state sanzioni interne ad IBM a questo punto, ma c’è da scommettere che il livello di attenzione alla comunicazione dopo questa vicenda sarà decisamente più elevato.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

6 risposte a “Secondo IBM è tutto un equivoco, i contributi OpenSource volontari non sono solo permessi, ma incoraggiati!”

  1. Avatar sabayonino
    sabayonino

    Possiamo quindi concludere di come la questione sia stata un grosso
    equivoco, gestito male da entrambi i protagonisti, in primis dal manager
    e poi dal developer, entrambi in un certo senso complici di una cattiva pubblicità fatta all’azienda per cui lavorano.

    Se il contributo , indipendentemente dall’ID , è incoraggiato (col senno di poi ? ) dalla stessa azienda , allora non è colpa dello sviluppatore 😀

  2. Avatar Twenty-Seven
    Twenty-Seven

    Così a prima lettura mi viene da pensare alla più classica delle arrampicate sugli specchi per evitare il danno d’immagine (e soprattutto quello economico che potrebbe conseguirne…).
    Ma magari è solo una mia errata visione della vicenda, bisognerebbe vedere esattamente come si è evoluta la vicenda al di fuori dei riflettori

  3. Avatar Raoul Scarazzini

    Vero, però il senso di quanto ho scritto è che se è vero che esistono procedure interne, certo sbandierare su una mailing list pubblica il fatto che il tuo manager ha sbagliato non è molto costruttivo né professionale.

  4. Avatar sabayonino
    sabayonino

    Hai ragione. Mi ero scordato che era stato il Dev ad accennare il motivo del cambio email.
    Poteva semplicemente dire che ha sbagliato email .
    Della serie : Contribuite come volete e quando volete , purchè sia per IBM 😀

  5. Avatar Raoul Scarazzini

    Che poi è l’approccio Red Hat. Tra l’altro essendo codice open-source, in questo caso GPL2, il problema è un non problema: a prescindere da chi lo produce è comunque pubblico e funzionale al suo scopo. Chiaramente per IBM deve coincidere alle proprie esigenze, ma il concetto è tutto lì.

  6. Avatar carlo coppa
    carlo coppa

    D’accordo, ma quella mail, lascia tutti perplessi ! Anch’io dopo avere letto le “giustificazioni” di IBM, ho avuto la sensazione di un’arrampicata sugli specchi, tanto che ho ancora la pelle d’oca ! Dopodiché, che non bisognerebbe sbandierare le procedure interne concordo, ma se il tuo capo di scrive “non permetterti più di utilizzare il tuo account gmail per i contributi…” , beh ! forse lo sviluppatore ha agito per difesa…

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