Linux, l’opensource e la gestione dei progetti secondo Torvalds

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In occassione del prossimo compleanno del nostro amato kernel, che ad Agosto compirà ben 30 anni, il CEO di Tag1, azienda di consulenza, sta intervistando una serie di leader dell’open-source. Ed ovviamente, tra questi, ricade il nostro buon Linus Torvalds, la cui intervista è stata pubblicata in due parti: “Linux and Git” e “Open Source And Beyond“.

Dopo un’introduzione in cui il dittatore benevolo racconta, oltre al setup attuale con cui lavora, anche come è nato Linux, frase che merita una citazione:

[the operating system] literally grew kind of haphazardly from me initially just trying to learn the in-and-outs of my new PC hardware

[il sistema operativo] letteralmente è cresciuto da me un pò a casaccio mentre cercavo di imparare i dettagli dell’hardware del mio nuovo PC.

La discussione procede indicando cosa sta avvenendo oggi e se le scelte fatte in passato sono state -col senno di poi- buone o rivedibili. Nel caso specifico della licenza GPL2, Torvalds sostiene di essere sicuro al 100% che la licenza stessa è stata buona parte del successo del suo kernel e che la scelta è avvenuta in un motivo ben preciso della storia in cui si discuteva parecchio delle differenze tra le licenze di tipo BSD e la GPL. Seppur non fosse molto addentro a questa discussione, Torvalds aveva bisogno di un compilatore come GCC -che utilizzava appunto la GPL- e che si sentiva in debito con il compilatore stesso. Inoltre, l’idea di dover riversare il codice sorgente scritto nella fonte gli piaceva parecchio.

Proprio per questo si trova abbastanza in contrasto con le licenze “a doppio uso” (come la SSPL di MongoDB):

I think it’s really hard to build a community around that kind of situation, because the open source side always knows it’s ‘second class’. […] money really isn’t that great of a motivator. It doesn’t pull people together. Having a common project, and really feeling that you really can be a full partner in that project, that motivates people, I think.

Credo sia davvero difficile costruire una community intorno a questo tipo di situazioni, perchè il lato open-source sa bene di essere la “seconda scelta” […] I soldi non sono grandi motivatori. Non tengono insieme le persone. Avere un progetto comune, e sentire che si può davvero essere un partner in quel progetto, questo motiva le persone, credo.

Nella seconda parte dell’intervista si torna a parlare proprio di questo e lo stesso Torvalds si dice convinto che lo sviluppo open-source sia davvero sostenibile, almeno stando alla quantità di aziende molto grosse che sono apertamente impegnate nello sviluppo del kernel e che fanno parte della community. Il tutto, però, grazie al fatto che Linux ha sempre accolto gli utenti “corporate”, evitando i toni “quasi religiosi” della Free Software Foundation che, stando a quanto pensa Torvalds, allontanano gli utenti commerciali.

I do think that some projects may have shot themselves in the foot by being a bit too anti-commercial, and made it really hard for companies to participate. […] For complex technical issues you really need open source simply because the problem space ends up being too complex to manage inside one single company. Even a big and competent tech company.

Credo che alcuni progetti si siano sparati nei piedi da soli essendo un pò troppo anti-commerciali, e rendendo molto difficile per le aziende di partecipare […] Per problemi tecnici complessi hai davvero bisogno dell’open-source, perchè lo “spazio” di un problema finisce per essere troppo complesso da gestire all’interno di una singola azienda. Anche di un’azienda tech grande e competente.

Questa si conclude con un’escursus di Torvalds su cosa significa essere manutentori di un progetto, di come -pur non definendo la programmazione “una forma d’arte”- questo sia più che essere “buoni ingegneri”, ma che si debba essere in grado di di capire i problemi e scegliere le “giuste soluzioni” tra le diverse possibili. Questo è quello che cerca di fare lui come manutentore del codice, ed è quello che cerca nelle altre persone quando gli affida la manutenzione dei progetti (come nel caso di Junio Hamano per Git).

Le interviste sono davvero interessanti e non possiamo che consigliarvi di leggere i post originali, per ingolosirvi prima del grande festeggiamento di Agosto. Buona lettura.

Utente Linux/Unix da più di 20 anni, cerco sempre di condividere il mio know-how; occasionalmente, litigo con lo sviluppatore di Postfix e risolvo piccoli bug in GNOME. Adoro tutto ciò che può essere automatizzato e reso dinamico, l’HA e l’universo container. Autore dal 2011, provo a condividere quei piccoli tips&tricks che migliorano il lavoro e la giornata.

2 risposte a “Linux, l’opensource e la gestione dei progetti secondo Torvalds”

  1. Avatar Carlo Zampieri
    Carlo Zampieri

    Un autocelebrazione NON MALE.

  2. Avatar Carlo Zampieri
    Carlo Zampieri

    Un’autocelebrazione NON MALE.

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