Solaris è uno dei sistemi certificati UNIX con più storia tutt’ora in circolazione, ed anche il padre di tecnologie di cui parliamo spesso, prima fra tutte ZFS. Le prime release, basate su BSD, sono di una trentina di anni fa.
Era uno dei fiori all’occhiello di Sun, che nei primi anni 2000 era davvero un colosso.
Oracle, più di una decade, decise di acquisire Sun, e alcuni effetti nel mondo open-source si trascinano da allora non del tutto risolti. Ne sono esempio OpenOffice, che di fatto è morto per rinascere indipendente come LibreOffice, o Java e la necessità di una licenza. Ma da sempre la cosa che più ha colpito noi sistemisti è la controparte libera di questo UNIX, OpenSolaris: prima vera vittima dell’acquisizione.
Per cercare di dare continuità, subito dopo l’acquisizione è nato il progetto OpenIndiana, a sua volta basata su illumos, ma il tentativo riuscì solo parzialmente: si può parlare di mantenimento, ma non di vero e proprio sviluppo.
Invece Oracle ha continuato lo sviluppo di Solaris, ma soprattutto la sua commercializzazione. E il mese scorso, parecchio sotto silenzio e abbastanza inaspettatamente, Oracle ha deciso di rilasciare una versione dedicata agli sviluppatori e alle installazioni non di produzione – insomma, utenti casalinghi privati – che fosse gratuita.
La formula ricorda molto quanto Red Hat fa con Red Hat 8: licenza gratuita per gli sviluppatori, trasformabile in a pagamento in ogni momento per mettere in produzione quel sistema. La differenza è che se Red Hat fornisce lo stesso SO stabile che è disponibile per gli utenti a pagamento, Oracle fornisce una forma di versione beta, una rolling release per verificare sul campo le migliorie prima di fornirle agli utenti a pagamento.
Noi, francamente, non vediamo il bisogno di una release di questo tipo, in cui l’intento di sfruttare chi farà uso del prodotto invece di creare una community collaborativa pare proprio grossolano. E, considerando che l’alternativa esiste, pensiamo non avrà nemmeno particolare successo.
Se Oracle avesse offerto aiuto (e codice) ad OpenIndiana, sarebbe stato molto meglio. Magari, per rimanere nel suo stile, con l’acquisizione del progetto per renderlo ufficialmente la sua beta di Solaris – proprio come Red Hat ha fatto con CentOS. O no?
Ho coltivato la mia passione per l’informatica fin da bambino, coi primi programmi BASIC. In età adulta mi sono avvicinato a Linux ed alla programmazione C, per poi interessarmi di reti. Infine, il mio hobby è diventato anche il mio lavoro.
Per me il modo migliore di imparare è fare, e per questo devo utilizzare le tecnologie che ritengo interessanti; a questo scopo, il mondo opensource offre gli strumenti perfetti.
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