Convertire videogiochi spariti mediante port in Linux è una bella sfida, e c’è chi lo fa di mestiere

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Ethan Lee è uno sviluppatore software che ha una missione: preservare i videogiochi che sono finiti nel dimenticatoio e farli diventare giocabili nuovamente, attraverso dei port in Linux.

La sua storia è raccontata nell’articolo di 404media.com dal titolo Meet the Guy Preserving the New History of PC Games, One Linux Port at a Time e, per gli appassionati di retro gaming o vecchi aficionados è certamente una bella scoperta.

Spiega l’articolo come storicamente, gli sforzi per la conservazione dei videogiochi di solito coprano due tipologie di giochi: giochi molto vecchi o “retro” dell’era dei 16-bit o precedenti, intrappolati nelle cartucce fino a quando non vengono liberati tramite ROM scaricabili, ed i giochi che dipendono da un servizio online, come i server disattivati di Enter the Matrix (chi si ricorda l’hype concomitante l’uscita del film ed i tentativi di avere dettagli sulla trama ed i personaggi?) o i giochi scaricabili tramite il Nintendo Wii Shop Channel, che però è stato chiuso nel 2019.

Evitare che questi giochi siano dimenticati e diventino nuovamente accessibili è il compito che si è dato Lee: garantire cioè che circa 70 dei giochi indipendenti più conosciuti di quell’epoca passata continuino a funzionare.

Lee ha iniziato a promuovere pubblicamente il servizio che offre silenziosamente da oltre 11 anni:

The way that I’ve been pitching it is more of like, the boring infrastructure, […] Let’s make sure the current build works, whereas a lot of times, people feel like the only way to bring a game into a new generation is to do a big remaster. That’s cool, but wouldn’t have been cool if Quake II just continued to work between 1997 and now without all the weird stuff in between? That’s sort of why I’ve been very particular about the word maintenance, because it’s a continuous process that starts pretty much from the moment that you ship it.

Il modo in cui l’ho presentato è più relativo alla noiosa infrastruttura […] Assicuriamoci che la versione attuale funzioni, mentre molte volte le persone sentono che l’unico modo per portare un gioco in una nuova generazione è fare un grande remaster. È certamente bello, ma non lo sarebbe stato altrettanto se Quake II avesse continuato a funzionare tra il 1997 e oggi senza tutte le stranezze intermedie? Ecco perché sono stato molto specifico sulla parola ‘manutenzione’, perché è un processo continuo che inizia praticamente dal momento in cui lo si rilascia.

Quindi si rivolge direttamente agli sviluppatori, ai piccoli studi indipendenti, che hanno oggi un vasto catalogo di titoli che i giocatori tecnicamente possono ancora comprare e giocare oggi.

Interessante anche l’aspetto dei porting, dove emerge come la realizzazione degli stessi sia sostanzialmente un mestiere investigativo, come la volta in cui venne assunto per migrare il gioco Thirty Flights of Loving su MacOS, per scoprire che nonostante sulla carta fosse stato sviluppato sul motore di Quake II in realtà usava una versione specifica e custom chiamata KMQuake2, che ovviamente ha complicato le cose.

In conclusione, indipendentemente dal fatto che il lavoro di Lee sia riconosciuto o meno, si può certamente affermare come sia necessario. Basti pensare che lo scorso 12 settembre il servizio Steam ha compito 20 anni, e mai come in questo caso si può affermare “sembra ieri”.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

4 risposte a “Convertire videogiochi spariti mediante port in Linux è una bella sfida, e c’è chi lo fa di mestiere”

  1. Avatar JustATiredMan
    JustATiredMan

    eeee il Quake II…. mi ricordo ancora le serate passate in compagnia degli amici, in taverna. Ci si portava i computer, rigorosamente desktop, con monitor crt e si collegava tutto in rete, con immancabile pizza e birra e si faceva notte…. una generazione rovinata 😀 :-D. E pensare che uno di questi è pure finito poi a lavorare nel datacenter di google ad Hamina

  2. Avatar Raoul Scarazzini

    Beh, riunirsi nella cantina portando ognuno il suo monitor CRT ha un che di eroico, mai arrivato a tanto 😀

  3. Avatar JustATiredMan
    JustATiredMan

    D’altronde stiamo parlando degli anni a cavallo frà fine ‘900 e inizi ’00. Gli lcd a colori erano in giro solo per i notebook più costosi, forse qualcosa c’era anche per i desktop, ma costavano come un rene, e non potavamo ancora permettercerli. Però noi appena 18enni neopatentati che andavano in giro con l’auto di papà o mamma, il trasporto era abbastanza semplice, caricavamo tutto in bagagliaio…

  4. Avatar Raoul Scarazzini

    Bellissimi ricordi, avevo un collega con cui giocavamo in rete a QUAKE III Arena, un divertimento colossale.

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