Il 12 ottobre è stata rilasciata l’ultima versione di Ubuntu prima della prossima Long Term Support (LTS, con supporto a lungo termine), la 23.10, con nome Mantic Minotaur. Non ci sono particolari salti o aggiunte da segnalare, di base si tratta di un aggiornamento della 23.04, la precedente release. Ma sebbene poco visibili, vale la pena segnalare alcune differenze.
Innanzitutto la versione del Kernel, aggiornata alla 6.5 che – specifichiamo subito – non è una versione LTS (l’ultima è la 6.1), ma nemmeno Ubuntu 22.04 (l’ultima versione LTS lato Canonical) usa un Kernel LTS (lato community Kernel), ovvero la versione 6.2, che è rimasta la stessa delle successive Ubuntu 22.10 e 23.04.
Se la scelta dovesse essere confermata per Ubuntu 24.04 LTS, ora come allora, i miglioramenti di prestazioni e compatibilità introdotti nel frattempo nel Kernel saranno giudicati tanto importanti da valere la pena di usare un Kernel senza LTS, facendosi carico Canonical stessa del supporto che la community non fornirà.
Altra novità riguarda l’interfaccia grafica GNOME, che si aggiorna alla versione 45: rispetto alla 44 è principalmente un restyling leggero, con interesse nel migliorare la sensazione di rapidità di risposta. Obbiettivo che sembra centrato.
Altro obbiettivo centrato, e stavolta che riguarda solo Canonical e il suo software, è il market per le applicazioni: ridisegnato, basato sul framework flutter, risulta molto più fluido e reattivo del precedente, segnando anche ben distintamente i pacchetti che vengono distribuiti come SNAP (mezzo preferito da Canonical, tanto che spesso il centro applicazioni viene chiamato “SNAP store“, nonostante qualche problema di sicurezza) e quelli che invece si affidano ai classici pacchetti di derivazione Debian (i file .deb, per intenderci).
Infine, qualche modifica nel menu di installazione, con un occhio per distinguere tra installazione “di default” e “completa”. Di fatto, il nuovo default è la vecchia installazione minima: oltre al sistema operativo, vengono installati pochi software di base (come un browser) e lasciato alla scelta dell’utente tutto il resto. Nella “completa”, invece, possiamo avere da subito anche suite per office o i giochi – come del resto era il vecchio default di Ubuntu.
Questa modifica va nella direzione di usare meno spazio disco (inutilmente), e si allaccia anche a un tentativo di creare un disco di installazione più piccolo (e quindi più facilmente scaricabile e maneggiabile). Per ora la differenza tra 4.9 GB e 4.6 GB non è certamente molta, ma non possiamo escludere ulteriori riduzioni.
Proprio per i nuovi menu dell’installer è in corso un piccolo incidente, per cui al momento della scrittura di questo articolo – mattina del 13 ottobre – non è possibile scaricare la ISO per il Desktop con l’installer “nuovo” – ma solo quello con installer vecchio stile. E tutto per un banale problema di traduzione.
Come spesso accade, gli sviluppatori scrivono tutti i testi dei programmi in inglese, facendo leva su un sistema di “sostituzione” delle frasi scritte con altre in altre lingue per poter tradurre l’interfaccia (un vero e proprio mapping 1:1, frase in inglese -> frase in italiano). Ovviamente, il lavoro di traduzione è svolto da volontari, spesso madrelingua della lingua in cui si fa la traduzione, che pochi altri capiscono e – quindi – possono verificare. Insomma, si va sulla fiducia.
Sembra che qualcuno abbia sfruttato questa fiducia per introdurre frasi di odio (“hate speech”) invece delle frasi tradotte. E che questo sia stato scoperto solo dopo che l’immagine ISO è stata creata e rilasciata al pubblico.
Se volete sapere quali siano in dettaglio, pare si tratti di riferimenti politici alla guerra in atto Hamas/Israele inserite nella traduzione in ucraino (giusto per fare dei bei mischioni di politica…).
La reazione immediata è stata per l’appunto il ritiro dell’ISO in attesa di creare (e distribuire ai vari mirror) una versione corretta.
Quindi, dovremo attendere ancora un poco per l’installazione desktop. Per upgrade o installazione server, invece possiamo già procedere.
Già fatto?
Ho coltivato la mia passione per l’informatica fin da bambino, coi primi programmi BASIC. In età adulta mi sono avvicinato a Linux ed alla programmazione C, per poi interessarmi di reti. Infine, il mio hobby è diventato anche il mio lavoro.
Per me il modo migliore di imparare è fare, e per questo devo utilizzare le tecnologie che ritengo interessanti; a questo scopo, il mondo opensource offre gli strumenti perfetti.
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