Poco più di un anno fa ci chiedevamo all’interno di un Saturday’s Talks se il prossimo passo dell’evoluzione informatica sarebbe stato l’abbandono del cloud ed il ritorno ai datacenter di proprietà e lo facevamo citando le esperienze di diverse aziende le quali, non solo per ragioni economiche, avevano deciso di incamminarsi sulla strada della cloud repatriation.
Cosa sia la cloud repatriation ormai dovrebbe esser chiaro a tutti: il ritorno, totale o parziale, all’erogazione dei propri servizi in modalità on-premise, quindi su datacenter di proprietà, dopo che in precedenza ci si era affidati solo ai servizi cloud.
Profeta in questo senso è sempre stato David Heinemeier Hansson, creatore di Ruby on Rails e CTO di 37signals, la società della quale ha raccontato in maniera totalmente trasparente il percorso di cloud repatriation.
Ora che è passato più o meno un anno dall’inizio di questo cammino Hansson ha provveduto alla creazione di una pagina di Frequently Asked Questions nella quale ha risposto alla maggioranza delle domande che a chiunque vengono in mente parlando di repatriation.
Il riassunto della storia è chiarissimo, e viene mostrato in questo schema:
dal quale si evince chiaramente come la quota risparmiata sia non solo sensibile, ma sorprendente.
Le risposte alle domande poi sono molto chiare, ad esempio la questione dei dipendenti, che non sono né aumentati, né diminuiti, poiché le stesse persone che gestivano il cloud ora gestiscono il datacenter, così come il costo in termini di licenze di quelli che sono i prodotti impiegati, che è zero poiché è di software open-source che si sta parlando, e così via così dicendo.
Nel lasciare ad ognuno il piacere di leggere le domande, e nel caso di farne altre che verranno aggiunte alle FAQ (basta scrivere a dhh@hey.com per vedere la propria domanda, se lo merita, pubblicata), chiudiamo con un’ultima riflessione, relativa all’ultima domanda presente nella pagina: se il cloud costa così tanto, perché ci siete andati?
In quest’ultima domanda c’è racchiuso tutto il FinOps che è necessario conoscere per muoversi nell’era cloud-native. Infatti la risposta è “buying the marketing pitch”, ossia credere alle promesse dettate da una proposta che è impacchettata in maniera molto accattivante e che è, oggettivamente, veloce da implementare.
Ma, ovviamente, non basta.
La rapidità di implementazione è solo un aspetto, mentre per la pianificazione, la competenza, la strutturazione di progetti che siano mantenibili nel tempo ci vuole molto, molto altro.
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.
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