La guerra dei Dbus: anche Arch Linux (dopo Fedora) userà Dbus-Broker di default

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DBus è un sistema di comunicazione interprocessuale (o IPC, Inter Process Communication) che permette a due processi di comunicare facendo “da ponte” tra loro senza che questi debbano condividere spazi di memoria file, né debbano implementare tutta una serie di componenti network per usare i socket (metodo usato tradizionalmente su Unix, e quindi Linux).

Semplifica (un po’) la vita agli sviluppatori, che possono affidare a un “postino” una “busta” da recapitare all’interessato (o anche più di uno) senza implementare direttamente il trasporto, ma concentrandosi sul contenuto del messaggio.

Visto che è disponibile da più di venti anni sui sistemi Linux, possiamo definirlo standard, e alcuni programmi/suite (come KDE, per citarne uno) ne fanno un uso massiccio.

Dbus-broker è una implementazione diversa rispetto a quella di riferimento, che permette performance migliori pur rimanendo del tutto compatibile. Strizza anche l’occhio a systemd, tanto da averlo come requisito, e – come lui – è rivolto solo a Linux (quindi non è disponibile per altri sistemi operativi).

Abbiamo parlato di Dbus-broker alla sua presentazione, più di sei anni fa. Da allora il progetto ha visto qualche rallentamento, con alcuni progetti collaterali degli stessi sviluppatori che sono tramontati (come BUS1, che doveva implementare meccanismi IPC direttamente nel Kernel), ma anche qualche espansione, tanto da essere disponibile come pacchetto in Debian, Fedora, Gentoo, NixOS, openSUSE e Ubuntu.

A credere molto nella validità d Dbus-broker è Fedora, che usa DBus-Broker come default dalla versione 30 (quindi ormai più di 4 anni). Vista la vicinanza a systemd la cosa non meraviglia molto, ma allo stesso tempo rincuora chi possa avere dubbi sulla compatibilità. Infatti, altri componenti molto cari a Fedora (e Red Hat) hanno bisogno di DBus, in primis NetworkManager.

Veniamo quindi alla notizia di oggi. Arch Linux è stata una delle prime distribuzioni a offrire l’alternativa Dbus-broker ai suoi utenti, rispettando la politica dei propri sviluppatori volta alla ricerca delle migliori performance (grazie a software scritto meglio) per fornire tutte le alternative e la libertà di scelta possibile.

L’annuncio di pochi giorni fa conferma questo trend: anche Arch Linux userà di default Dbus-broker, attivandolo dietro conferma dell’utente in fase di upgrade o di installazione. Quindi, chi vorrà continuare con il venerabile DBus, dovrà Semplicemente rispondere “no”, ma per tutti gli altri l’alternativa sarà disponibile ed ormai parte integrante del sistema.

Chi scrive è un felice utilizzatore di Dbus-broker da anni. Voi, che esperienza avete?

Ho coltivato la mia passione per l’informatica fin da bambino, coi primi programmi BASIC. In età adulta mi sono avvicinato a Linux ed alla programmazione C, per poi interessarmi di reti. Infine, il mio hobby è diventato anche il mio lavoro.
Per me il modo migliore di imparare è fare, e per questo devo utilizzare le tecnologie che ritengo interessanti; a questo scopo, il mondo opensource offre gli strumenti perfetti.

7 risposte a “La guerra dei Dbus: anche Arch Linux (dopo Fedora) userà Dbus-Broker di default”

  1. Avatar JustATiredMan
    JustATiredMan

    Il fatto che necessiti di systemd per funzionare già mi fa propendere per la sua NON adozione.

  2. Avatar Raoul Scarazzini

    Sì, è la motivazione per cui questa è ritenuta una tecnologia puramente Linux. Non che sia un’esigenza nel 2024, ma questo significa che NON È retro-compatibile con Unix.

  3. Avatar Mauro Ziliani
    Mauro Ziliani

    Se richiede systemd non credo la adotterò.

  4. Avatar JaK
    JaK

    Io ho sentimenti contrastanti a riguardo dopo un talk di Benno Rice (dev di FreeBSD).
    Sostanzialmente, un service manager come launchd sarebbe piaciuto a tutti, ma il fatto che questo sia systemd non va giù a nessuno.
    Ora, chiariamoci, nemmeno a me piace granché: fa troppe cose per essere solo un programma di init. Ma se abbiamo bisogno di un service manager, allora andiamo oltre il semplice “lancia programma X”: c’è bisogno di comunicare con i processi lanciati e bisogna rilanciarli se sono diventati zombie.
    Sì, esistono le alternative come OpenRC, runnit e Shepperd, ma vorrei capire perché solo poche distro non usano systemd, mentre tanti.
    Ah: sul PC di casa ho dovuto installare Mint, perché l’ultimo update di Artix mi rese il sistema instabile (reboot o shutdown casuali durante il lavoro). Sono passato anche io al lato oscuro, anche se su server di casa ho un FreeBSD 🙂

  5. Avatar Simone
    Simone

    fa troppe cose per essere
    un programma di init.

    Infatti NON è un programma che fa tante cose, ma una SUITE di strumenti modulari e altamente interconnessi nonché ben integrati con il kernel Linux.

  6. Avatar Matteo Croce
    Matteo Croce

    update dell’ultima ora, c’e` un terzo concorrente:

    https://dbus2.github.io/zbus/

  7. Avatar Raoul Scarazzini

    Tra i due litiganti…

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