Dopo ElasticSearch, MongoDB e Hashicorp, anche Redis cambia licenza, dall’open-source BSD, ad una doppia licenza… molto poco open!

Con un annuncio che non ha sorpreso nessuno, Rowan Trollope, CEO dell’azienda Redis, che produce l’omonimo software – database NoSQL Key/Value utilizzato da migliaia di applicazioni web – ha formalizzato il cambio di licenza del proprio prodotto di punta:

Beginning today, all future versions of Redis will be released with source-available licenses. Starting with Redis 7.4, Redis will be dual-licensed under the Redis Source Available License (RSALv2) and Server Side Public License (SSPLv1). Consequently, Redis will no longer be distributed under the three-clause Berkeley Software Distribution (BSD).

A partire da oggi [20 marzo 2024] tutte le future versioni di Redis verranno rilasciata con licenze source-available. A partire da Redis 7.4, Redis verrà distribuito con doppia licenza Redis Source Available License (RSALv2) e Server Side Public License (SSPLv1). Di conseguenza Redis non sarà più distribuito mediante la Berkley Software Distribution (BSD) a tre clausole.

L’abbandono della licenza attuale, ossia la Berkley Software Distribution (BSD) comporta anche l’abbandono delle citate “three clause“, le tre clausole che definiscono le condizioni di utilizzo del software, riferite ai diritti dell’autore, alla limitazione della responsabilità e al divieto di utilizzo del nome dell’autore per promuovere il prodotto senza il permesso scritto.

La nuova licenza è quindi una combinazione delle citate RSALv2 e SSPLv1 licenze che hanno poco a che vedere con l’open-source e che quindi accomunano la scelta di Redis a quella effettuata in precedenza da altre aziende di cui abbiamo raccontato.

Redis non versa in acque tranquille dal punto di vista finanziario e questa mossa è volta a cercare di ottimizzare gli introiti derivanti dalla distribuzione (e dall’utilizzo) del proprio software.

Così come per HashiCorp, la spiegazione della scelta è tutta racchiusa nella risposta alla domanda presente nella sezione Q&A dell’annuncio:

6. Who is impacted by this change?

Organizations providing competitive offerings to Redis will no longer be permitted to use new versions of the source code of Redis free of charge under either of the dual licenses. Commercial licensing terms are available and can enable use cases beyond the RSALv2 or SSPLv1 license limitations. If you are building a solution that leverages Redis, but does not specifically compete with Redis itself, there is no impact. If you have specific concerns or questions that you wish to discuss, please email redis_licensing@redis.com.

6. Chi è impattato da questo cambiamento?

Le organizzazioni che forniscono offerte competitive a Redis non saranno più autorizzate a utilizzare gratuitamente le nuove versioni del codice sorgente di Redis con nessuna delle doppie licenze. Sono disponibili termini di licenza commerciale che possono consentire casi d’uso che vanno oltre le limitazioni della licenza RSALv2 o SSPLv1. Se stai creando una soluzione che sfrutta Redis, ma non compete specificamente con Redis stesso, non ci sarà alcun impatto. Se hai dubbi o domande specifiche di cui desideri discutere, invia un’e-mail a redis_licensing@redis.com.

Quindi il motivo della scelta, come nella maggioranza delle altre circostanze, ha un nome ed un cognome, ossia i cloud provider i quali offrono servizi (a pagamento) basati su tecnologie open-source alle quali contribuiscono in maniera del tutto relativa.

Pur sottolineando come la scelta sia in contraddizione rispetto alla volontà espressa nell’ormai lontano 2018 – quando Redis aveva annunciato di voler rimanere BSD – l’annuncio di Trollope prosegue poi con una importante indicazione a proposito del codice:

The Redis source code will continue to be freely available to developers, customers, and partners through Redis Community Edition […] In practice, nothing changes for the Redis developer community who will continue to enjoy permissive licensing under the dual license.

Il codice sorgente di Redis continuerà ad essere liberamente accessibile agli sviluppatori, ai clienti ed ai partner attraverso la Redis Community Edition. […] Nella pratica non cambierà nulla per gli sviluppatori della community Redis che continueranno a godere del permissive licensing mediante la doppia licenza.

Quali scenari da qui in avanti? Potremmo ipotizzare i soliti: un fork, la promozione di alternative (Memcached, KeyDB o Dragonfly) e, perché no, l’intervento della Linux Foundation, che nel caso di HashiCorp era stata molto solerte nel fornire supporto con la creazione di OpenTOFU.

Chissà cosa letteralmente bolle in pentola…

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

3 risposte a “Dopo ElasticSearch, MongoDB e Hashicorp, anche Redis cambia licenza, dall’open-source BSD, ad una doppia licenza… molto poco open!”

  1. Avatar mmul
    mmul

    Come fai a dire che “Redis non versa in acque tranquille dal punto di vista finanziario” ?
    Lavori per Redis?
    Fai parte del board?

  2. Avatar Raoul Scarazzini

    Ciao caro lettore “mmul”, e grazie per la tue garbate domande, alle quali cercherò di rispondere con due considerazioni: la prima è una deduzione personale. Così come per HashiCorp, che è un’azienda che deve rispondere a degli investitori, il cambio di licenza serve ad ottimizzare la ROI sulla produzione di questo software. Se tutto fosse rose e fiori, rimarrebbe com’è, se si cambia è perché le cose non vanno secondo le attese. La seconda considerazione è che quanto si legge in giro (vedi ad esempio https://linuxiac.com/redis-is-no-more-open-source-software/ ) conferma le mie conclusioni.
    Nell’articolo non ho scritto che Redis è in crisi, bensì che non naviga in acque tranquille, ergo i risultati finanziari sono inferiori alle aspettative (forse perché ci sarà una IPO all’orizzonte https://www.runtime.news/redis-ceo-rowan-trollope-our-ipo-is-still-coming/, chissà).
    In ogni caso te lo confermo: non lavoro per Redis e non faccio parte del board.

  3. Avatar amedeo lanza
    amedeo lanza

    I grossi attori sono la rovina dell’open-source. Se un software come Redis fosse rilasciato con AGPL cosa succederebbe ? in teoria chi lo sfrutta per creare soluzioni alternative (usandone il codice) dovrebbe rilasciare a sua volta i sorgenti modificati con vantaggi per tutti (a parte gli sciacalli).

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