
L’ultima volta che abbiamo parlato della Open Source Initiative è stato in concomitanza di quello che abbiamo reputato essere un momento storico: il rilascio della versione 1.0 della Open Source AI Definition (OSAID).
Nonostante l’enfasi, di storico in quel momento c’è stato molto poco, se non le polemiche.
È lecito quindi chiedersi: ma una volta che la definizione è stata rilasciata, il compito della OSI è finito?

Molti infatti considerano la definizione contraddittoria rispetto ai principi storici dell’open-source, con critiche specifiche al fatto che non garantisca l’accessibilità ai dati di addestramento e ai modelli, elemento fondamentale per la trasparenza nel mondo AI.
Se persino figure storiche come Bruce Perens – che nel 2020 aveva già abbandonato l’organizzazione nonostante ne fosse stato l’ideatore – hanno pubblicamente preso posizione contro OSAID, è naturale veder aumentare il senso di smarrimento all’interno della community.
Nasce da qui lo spunto di un interessante articolo di Foss Force nel quale Bruce Byfield si pone un interrogativo piuttosto inquietante: la Open Source Initiative è diventata ormai un organismo irrilevante?
L’idea dell’autore ha basi solide, e parte dalla narrazione di problemi interni e scelte contestate che ne hanno minato la credibilità. Dall’ingresso di Microsoft come membro, all’ormai antica espulsione di Eric S. Raymond, fino alle già citate dimissioni di Bruce Perens.
Insomma, a differenza della Free Software Foundation (FSF), l’OSI ha sempre lavorato in modo discreto, concentrandosi principalmente sulla gestione della Open Source Definition e sull’approvazione delle licenze.
Probabilmente però, nel contesto moderno questa cosa non basta più.
Il termine “open-source” sembra esser diventato annacquato da un uso aziendale poco rigoroso – Byfield cita espressamente Meta come esempio negativo in questo senso – e il ruolo silenzioso di OSI l’ha resa quasi invisibile ai non addetti ai lavori, proprio mentre serviva più voce pubblica.
C’è poi un altro tema più spiacevole che un secondo articolo di Foss Force tocca, ed è quello relativo alle irregolarità nelle elezioni che, stando a quanto racconta Christine Hall, si sono moltiplicate: vulnerabilità tecniche (2021), errori di comunicazione (2023), ed esclusioni dubbie di candidati (2025).
In particolare, il caso raccontato dalla Hall ha visto la manipolazione delle regole a posteriori: i candidati riformisti contrari alla nuova definizione sull’AI (OSAID) sono stati esclusi dopo il voto con cavilli procedurali (come la firma forzata e anticipata dell’accordo per i membri del board), sollevando accuse di voto truccato e soppressione del dissenso.
E le community, come dimostrano AlmaLinux e Fedora, alle elezioni trasparenti ci tengono, eccome!
Se la Open Source Initiative non saprà riconquistare la trasparenza, rilanciare il suo ruolo di garante e rimettere al centro i principi storici dell’open-source, a che cosa potrà mai servire?
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.
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