
MinIO è un software open source che implementa una soluzione object storage scritta in Go e progettato per essere estremamente performante, scalabile e compatibile con S3 di AWS. È una soluzione ideale per ambienti Kubernetes e Cloud Native in generale, poiché consente di avere un sistema di salvataggio paritetico alla controparte Amazon senza un effort implementativo esagerato.
MinIO è sviluppato da “MinIO Inc.”, azienda fondata da AB Periasamy (ne avevamo parlato 8 anni fa), già coinvolto nella creazione di soluzioni come GlusterFS, insomma uno che, quando si parla di storage, sa il fatto suo.
Come buona parte dei software di questo tipo, MinIO si professa open-source, il progetto è infatti distribuito con licenza AGPLv3, ma ne esiste una versione commerciale la cui licenza è proprietaria ed ovviamente possiede funzionalità aggiuntive e supporto ufficiale.
Fin qui niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire, solo che un bel giorno, precisamente il 26 febbraio 2025, viene pubblicata su GitHub la pull request #3509, una grossa, grossissima patch composta da un singolo commit, che però tocca 1.086 file, con 66.208 righe aggiunte e ben 191.451 righe rimosse. In poche parole, come aiuta a capire questo articolo di Linuxiac, si parla di 125.243 righe di codice ripulite.
Lo stesso articolo presenta due immagini riferite all’aspetto dell’interfaccia web prima di questa modifica:

Ed a quello successivo alla modifica:

La differenza è assolutamente lampante: il lavoro di pulizia ha totalmente rimosso la gestione del sistema mediante Web UI, che ora è accessibile unicamente nella versione a pagamento.
La cosa piuttosto sconcertante è che la modifica è avvenuta tramite un merge diretto, non c’è stata una discussione in merito alla modifica o un processo di review. Si può tranquillamente affermare come questa sia stata letteralmente calata dall’alto.
Inutile dire come questa rimozione tolga valore in maniera decisa alla versione open-source, ed abbia l’obiettivo di forzare le aziende verso l’adozione delle subscription. Insomma, è una modifica fatta per monetizzare, che ovviamente la community non può in alcun modo apprezzare.
Come sempre accade in questi casi la risposta non è tardata ad arrivare con un fork creato appositamente per continuare ad utilizzare quelle funzionalità ormai rimosse, disponibile a questo indirizzo: https://github.com/OpenMaxIO/openmaxio-object-browser.
Oltre all’uso del fork, alternative per gli utilizzatori attuali della versione community non ne rimangono molte, a parte acquistare una subscription.
MinIO si va quindi ad aggiungere alla sequela di software di cui tanto abbiamo parlato che si muovono liberamente tra open e closed source e vice versa. Dispiace però leggere come, rispetto alle ultime notizie di ritorno su propri passi che avevamo raccontato per Elastic e Redis, qui si vada nella direzione opposta.
Ma tristemente, come ormai sappiamo troppo bene, business is business.
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.
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