
Quando la scorsa settimana sono incappato in questo articolo apparso sul blog di Canonical che presenta la Canonical Academy, ossia un percorso di esami e certificazioni su Ubuntu – oltre all’interesse dettato dal fatto che in un certo senso questa è la mia materia – mi sono fermato un attimo ed ho guardato sopra la mia scrivania:

Ebbene sì, quindici anni fa, quando mancavano ancora due anni alla presentazione di Docker da parte di Solomon Hykes, quando si lavorava sulle macchine virtuali ed il cloud era solo una nuvola nel cielo, avevo ottenuto una certificazione chiamata UCP – Ubuntu Certified Professional.
Ho ricordi confusi a proposito di come conseguii quella certificazione – ai vecchi succede, si sa – ma ho citato questa vecchia certificazione per un solo motivo: con questo nuovo percorso di Canonical non c’entra assolutamente nulla.
La Canonical Academy è una nuova piattaforma di formazione e certificazione per validare le competenze open-source di chi vi partecipa, basata su percorsi progettati direttamente dagli ingegneri che sviluppano Ubuntu.
Il primo percorso disponibile è il SysAdmin track, che è composto da quattro esami pratici, tre già disponibili o in beta e uno ancora in sviluppo, così identificati:
- Using Linux Terminal – già disponibile al pubblico.
- Using Ubuntu Desktop – disponibile in beta per i test da parte della community.
- Using Ubuntu Server – anche questo in beta per i test da parte della community.
Il completamento di tutti gli esami conferisce la qualifica SysAdmin e i relativi badge digitali verificabili, che attestano la competenza del candidato.
Il cammino vi sembra familiare? Chiaro che sì, poiché – seppur con nomi diversi – riflette in maniera semplificata quanto Red Hat fa già da qualche lustro.
SysAdmin appare come qualcosa di simile alla RHCA (Red Hat Certified Architect) che però è leggermente più complicata da conseguire, poiché necessita delle certificazioni RHCSA (Red Hat Certified System Administrator) e RHCE (Red Hat Certified Engineer) e del superamento di cinque esami specifici alle tecnologie (come ad esempio la certificazione su OpenShift).
Le similitudini non finiscono qui, poiché dall’annuncio emergono queste caratteristiche:
- Esami pratici e realistici: non test teorici, ma prove ambientate in contesti che imitano situazioni lavorative reali (esattamente come gli esami Red Hat).
- Autonomia e modularità: ogni esame è indipendente, permettendo di avanzare con ritmi personalizzati (anche con Red Hat è possibile prendere ad esempio prima la RHCE e poi la RHCSA, anche se la certificazione diventa valida solo quando entrambe sono conseguite).
- Allineamento con le release LTS di Ubuntu: i badge conseguiti saranno associati alla versione LTS su cui si basa l’esame (attualmente Ubuntu 24.04 LTS, con aggiornamento previsto per 26.04 LTS).
Una cosa che invece appare inedita è certamente il coinvolgimento della community, infatti pare sia possibile contribuire come Subject Matter Expert o beta tester, partecipando attivamente alla costruzione dei contenuti.
Il costo degli esami attualmente indicati sul sito è di 100 dollari per “Using Linux Terminal” e di 0 dollari per “Using Ubuntu Desktop“, il che potrebbe costituire decisamente un invito a quanti vogliano provare l’ebrezza di una nuova certificazione senza spendere nulla.
Se qualche temerario all’ascolto proverà o ha intenzione di provare racconti la sua storia nei commenti!
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.



















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