Il CDT chiede più trasparenza alle aziende tech

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Il CDT (Center for Democracy & Technology) è un’associazione no-profit che attivamente lavora per controllare che la libertà degli utenti e di espressione su Internet siano sempre garantite.

Con campagne, ad esempio, per il mantenimento della Net Neutrality o contro il tentativo del governo americano di ridurre le policy di gestione della privacy da parte delle aziende tech, non solo monitorano lo stato, ma si attivano collaborando con aziende, persone e governi per far si che Internet funzioni come dovrebbe funzionare.

Recentemente ha pubblicato un pdf dal titolo “I principi di Santa Clara“, un set di regole standard a cui dovrebbero sottostare le compagnie tech come Facebook, Google o Twitter per moderare i contenuti pubblicati sulle loro piattaforme.

All’atto pratico, quello che viene richiesto a queste aziende è di rendere pubbliche tre categorie di informazioni:

  • Numeri: il numero di post rimossi e di account sospesi dalle piattaforme
  • Notifiche: le notifiche agli utenti riguardo la rimozione dei post e la sospensione degli account
  • Appelli: le richieste di spiegazioni o di ripubblicare/riattivare fatti dagli utenti alle aziende

Quindi l’idea è capire se la censura applicata a determinati contenuti e/o utenti è legittima, ma gestita in maniera da garantire comunque la09 libertà delle piattaforme stesse.

Diversi grossi nomi hanno partecipato alla stesura di questi principi, tra cui (per citarne giusto un paio oltre il CDT) la Electronic Frontier Foundation (EFF) e l’Open Technology Institute: queste richieste, forse, non saranno completamente ignorate.

Utente Linux/Unix da più di 20 anni, cerco sempre di condividere il mio know-how; occasionalmente, litigo con lo sviluppatore di Postfix e risolvo piccoli bug in GNOME. Adoro tutto ciò che può essere automatizzato e reso dinamico, l’HA e l’universo container. Autore dal 2011, provo a condividere quei piccoli tips&tricks che migliorano il lavoro e la giornata.

Una risposta a “Il CDT chiede più trasparenza alle aziende tech”

  1. Avatar Kim ALLAMANDOLA

    Io invece mi domando e vi domando perché dovremmo usiamo piattaforme come ad es. Disqus al posto delle vecchie mailing list, che han MOLTI meno LIMITI di Disqus e molta più libertà e dove la censura è solo una moderazione del “feed” ma non può realmente impedire di comunicare a nessuno, dove ognuno ha i propri posts sul proprio ferro, conservabili, indicizzabili, trasmissibili a chiunque come vogliamo.

    Mi domando anche perché soluzioni come ipfs, ZeroNet, ecc pur essendo ancora pesanti, buggate ecc non si diffondano altro che per file sharing pirata quando dovrebbero esser diffuse come il futuro di internet che FINALMENTE superi i limiti del modello client-server, povera risposta modera a quel che Plan9 aveva disegnato decenni fa.

    La mia personale risposta è che uso Disqus solo per cercare di presentare i suoi limiti a chi su Disqus c’è e magari convincerlo che è meglio ripiegare sulle ml, sui ng, sempre disponibili e se si organizza bene anche il gestore di un sito non ha da lamentarsi perché può comunque avere introiti pubblicitari.

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