
C’è un protocollo di comunicazione, vecchio quanto il primo microprocessore Intel, che ancora oggi resiste nei laboratori di tutto il mondo. Si chiama GPIB, acronimo di General Purpose Interface Bus, ed è stato inventato da Hewlett-Packard negli anni ’60 per mettere d’accordo strumenti da laboratorio e computer. Lo standard è stato poi formalizzato nel 1975 con il nome di IEEE-488.
Chiunque abbia mai lavorato con oscilloscopi, generatori di segnali o multimetri da banco lo ha sicuramente incrociato. Si tratta di un’interfaccia parallela – a 8 bit, come quella delle vecchie stampanti – che permette a un computer di controllare fino a 15 strumenti collegati in cascata, con tanto di comunicazione bidirezionale. E la cosa impressionante è che, a distanza di 50 anni, questi strumenti continuano a funzionare… e a parlare GPIB.

La cosa un po’ surreale è che, come racconta Phoronix in questo articolo, nonostante questa diffusione nel mondo dell’ingegneria elettronica e della ricerca scientifica, il supporto ufficiale nel kernel Linux è arrivato solo nel 2024, cinquant’anni dopo la sua nascita!
La storia però è un pochino più articolata di così poiché, in realtà, GPIB su Linux c’era già. Esiste da anni un progetto chiamato linux-gpib – il cui codice è mantenuto su SourceForge, giusto per non farsi mancare quella dose di nostalgia – con driver in kernel-space, librerie in user-space e perfino binding per linguaggi come Python e Perl.
È un software molto usato in ambiti di nicchia – università, centri di ricerca, laboratori elettronici – ma mai stato “mainstream” abbastanza da finire nel kernel ufficiale.
Il motivo principale? La frammentazione dell’hardware. Ogni produttore di strumenti (NI, Agilent e Keithley, tutti nomi che ci sono stati citati da ChatGPT 😉 ) ha la sua interfaccia GPIB, spesso con firmware proprietario da caricare e comportamenti leggermente diversi. Scrivere un driver “generico” e mantenerlo secondo i rigidi standard del kernel Linux non è mai stato quindi una passeggiata.
Il fatto è che molti strumenti professionali, anche costosissimi (vecchi spettrometri, multimetri di precisione, o apparati che richiedono calibrazione certificata), sono ancora perfettamente funzionanti ma dotati solo di interfaccia GPIB. Cambiarli non conviene, e spesso non si può.
L’arrivo del driver nel Kernel è quindi certamente una buona notizia per tutti coloro che lavorano nel mondo della strumentazione scientifica, ma per tutti gli altri è l’ulteriore conferma di quanto l’ecosistema Linux sia duttile ed in costante evoluzione, anche per tecnologie non così recenti.
Nell’articolo di Phoronix qualcuno citava telescopi o altro hardware da sfoderare… Voi ne possedete qualcuno?
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.
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