
La notizia che stiamo raccontando chiude in qualche modo il cerchio a proposito di tutte le riflessioni suscitate dopo l’annuncio della creazione del fork di X11 chiamato Xlibre (con polemiche annesse), andando a confermare la scelta da parte del progetto Fedora di rimuovere i pacchetti X11 per GNOME dalla prossima release.
Come ricorderete, alla fine dello scorso aprile, gli sviluppatori Fedora Neal Gompa e Michel Lind avevano proposto la rimozione dei pacchetti X11 per GNOME dalla release 43 di Fedora – in uscita il prossimo novembre – attraverso il consueto processo decisionale interno al progetto, creando una pagina apposita all’interno del Wiki per tracciare il progresso.
L’ultimo aggiornamento in merito alla questione è giunto lo scorso 10 giugno, quando la categoria della proposta è passata in ChangeAcceptedF43, è stata cioè approvata. Grazie allo status riportato nella pagina Wiki è possibile ricostruire le fasi, insieme a tutti i riferimenti:
- Targeted release: Fedora Linux 43
- Last updated: 2025-06-10
- Announced
- Discussion thread
- FESCo issue: #3408
- Tracker bug: #2371136
- Release notes tracker: #222
Ed è interessante notare come all’interno della discussione non tutte le voci fossero in accordo. Qualcuno ha infatti indicato come questo cambiamento non fosse portatore di alcun beneficio per gli utenti finali, ma dopo i meeting interni la decisione è stata confermata e quindi… Bye bye X11, a partire da Fedora 43.
A questa decisione fa eco anche il progetto Ubuntu all’interno del quale, come raccontato nei dettagli da The Register, lo stesso tipo di discussione è stata avviata ed ha portato alla medesima conclusione relativa alla dismissione dei pacchetti X11.
Anche nel caso di Ubuntu, la discussione sul canale Discourse di Ubuntu mostra come ci sia qualche reticenza anche da parte degli utenti del sistema operativo di casa Canonical. Uno dei temi sollevati dagli utenti è la preoccupazione dello stretto rapporto tra GNOME e Systemd, che sta incrementando sempre di più.
Wayland, a detta degli sviluppatori, permette un’integrazione molto più profonda con Systemd — ad esempio per la gestione delle sessioni utente, dei servizi per sessione (i cosiddetti user services) e della sicurezza (sandboxing e isolamento) – quindi GNOME, evolvendosi insieme a Systemd, può sfruttare queste funzionalità in modo nativo, cosa che X11, con la sua architettura datata, non consente.
Ma questo legame con Systemd non piace a tutti poiché, come sempre quando si parla della creatura di Lennart Poettering, il funzionamento di Systemd ricorda molto l’approccio “un anello per domarli“.
Considerato poi quanto Fedora si stia muovendo verso una struttura immutabile, come ampiamente raccontato in questo interessante articolo di Linux Journal, è difficile credere che il livello di integrazione delle varie componenti diminuirà.
Se il mondo delle distribuzioni Linux è sempre stato, croce e delizia, predisposto alla scelta, l’impressione è che queste scelte, che indubbiamente spingono alla modernità, porteranno con esse qualche vincolo aggiuntivo e maggiore uniformità nei prodotti.
Giusto o sbagliato?
Vedremo!
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.
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