La Danimarca abbandona Microsoft e Office per passare a LibreOffice e Linux, in nome della sovranità digitale

Lo stato danese ha annunciato, con una decisione raccontata da ZDNet, un cambio di rotta deciso in merito alle tecnologie digitali, in particolare al pacchetto Office, ma non solo, verso il mondo open-source, nello specifico verso la suite LibreOffice.

E non ci sarà da aspettare neanche troppo per l’attuazione del piano:

If everything goes as expected, all employees will be on an open-source solution during the autumn

Se tutto va come previsto, tutti gli impiegati saranno su una soluzione open-source questo autunno

Certo, la storia ci insegna, come è stato per il comune di Monaco di Baviera, che, di fronte a questi annunci, è bene non farsi cogliere da precoci entusiasmi, ma i toni con cui il ministro della digitalizzazione danese, Caroline Stage, ha descritto la decisione sono particolarmente indicativi e ruotano tutti intorno alla sovranità digitale.

Il tema, che negli Stati Uniti non viene quasi considerato, in Europa, e verrebbe da dire per fortuna, è centrale e cruciale.

Non è quindi solo una questione di risparmio (ricordate Public Money, Public Code?), sebbene ovviamente anche quell’aspetto abbia un peso: è principalmente la volontà di riappropriarsi dei propri dati e fare sì che il cambiamento in questione contenga tutti i presupposti per avere successo.

Chi controlla i dati che circolano in Europa?

È questa la domanda che tutti gli stati del vecchio continente si stanno facendo, o dovrebbero farsi.

Con l’utilizzo dei servizi online è sempre più difficile stabilire dove risiedono realmente i dati, e la vecchia battuta “Il Cloud è solamente il PC di un altro nella rete” non è mai stata così vera.

Ci sono decine di aspetti politici, economici e tecnologici per cui il cambiamento si è reso necessario e c’è da sperare che la mossa danese serva d’esempio ad altri stati. Principalmente perché, come riporta l’articolo, a detta di David Heinemeier Hansson (danese D.O.C. e autore di Ruby On Rails) per quanto la Danimarca sia uno degli stati più digitalizzati del mondo, è anche uno dei più dipendenti dalle tecnologie Microsoft.

Pertanto il banco di prova è certamente il più indicato, ed anche il più utile, per capire quali siano i maggiori impedimenti per l’uscita da questo grande, grandissimo vendor lock-in.

La speranza è che anche per l’Italia, chi ha il potere decisionale a proposito di queste scelte monitori con grande attenzione l’evolversi di questo “esperimento”, perché ne potrebbero beneficiare veramente in tanti.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

12 risposte a “La Danimarca abbandona Microsoft e Office per passare a LibreOffice e Linux, in nome della sovranità digitale”

  1. Avatar Roberto Rossi

    Devo dire la verità… un tempo questi annunci generavano in me un senso di speranza, oggi mi innervosiscono. Sono solo fesserie, storielle raccontate per dire "guarda come siamo bravi e coma lavoriamo per le persone". La realtà invece è drammaticamente opposta e tragica.

    In italia poi, le attività produttive oneste che possono migliorare la condizione del paese, in ogni ambito, sono sistematicamente penalizzate, danneggiate, rese non competitive, trasferite o distrutte. Gli unici che vengono avvantaggiati sono i disonesti e i criminali.

    Qui, nella nuova "unione sovietica d'europa", dove un esercito di burocrati regolamenta la geometria delle banane e crea artificialmente i propri nemici, qui non può esistere la "sovranità digitale".

  2. Avatar Massimo Luciani

    Speriamo bene. In passato, esperimenti del genere non hanno avuto un gran successo, anche per scelte discutibili sulle distribuzioni da adottare (o adattare partendo da distribuzioni esistenti).
    In Italia la vedo dura: anneghiamo nella burocrazia e ciò rende al limite dell'impossibile arrivare a qualcosa di innovativo e flessibile.

  3. Avatar Luca Moscato
    Luca Moscato

    Notizia, interessante, come le altre che abbiamo sentito sullo stesso tema. Vediamo se il tema geopolitico smuove un po' le cose. Solo un paio di considerazioni:
    – La prima è che, a livello pratico, partirei da una migrazione a LibreOffice (e un'analisi sulla sua usabilità/compatibilità da discutere poi con la community che lo sviluppa) per smussare gli angoli
    – La seconda è quale distribuzione adottare e supportare, non mi infilerei in un ginepraio puntando direttamente a farne una da zero, task molto complicato, ma inizierei con una distribuzione esistente che magari offra anche del supporto diretto

  4. Avatar Giacomo Perin
    Giacomo Perin

    Purtroppo calc non è un sostituto completo di excel. Per esempio nell'azienda dove lavoro usiamo tantissimo excel per visualizzare le viste da database, funzione che non c'è in calc

  5. Avatar acu
    acu

    In Italia è quasi impossibile anche per motivi strategici. Microsoft fa grossi investimenti nel nostro territorio, solo nel 2024 ha investito 5 miliardi di euro per infrastrutture cloud. Quindi giustamente la politica ha tutti gli interessi per continuare a sostenere l'uso di Microsoft.

    Mi ricordo anni fa di aver letto un articolo di come negli anni 2000 Microsoft era spesso in parlamento da noi per portare windows e office nella PA e quindi nelle case degli Italiani a scapito dell'open source.
    https://ilmanifesto.it/archivio/2003023359

    P.S è anche vero però che quando arrivano investimenti è perchè hanno paura di perdere clienti, quindi forse in Italia qualcuno ci ha pensato a liberarsene di Windows.

  6. Avatar Qfwfq
    Qfwfq

    Danimarca… mumblemumblemumble… Groenlandia .. mumblemumblemumble…

  7. Avatar Raoul Scarazzini

    È l'unica cosa che mi fa pensare questa cosa non sarà un fuoco di paglia o una farsa come le notizie simili lette in questi anni.

  8. Avatar Raoul Scarazzini

    Sì però, al netto di casi specifici come quelli che descrivi, per la maggioranza degli usi tipici LibreOffice è più che sufficiente. Non so cosa faccia la pubblica amministrazione danese, ma non credo scenda così tanto nello specifico.

  9. Avatar Raoul Scarazzini

    Considerazioni che sposerei in pieno, toccasse decidere a me.

  10. Avatar Raoul Scarazzini

    Penso che la pubblica amministrazione in Italia sia dentro mani e piedi nel monopolio Microsoft, ma come citato nell'articolo se possibile la Danimarca è conciata anche peggio. Quindi l'esperimento è utile da osservare.

  11. Avatar Raoul Scarazzini

    Concordo con la diffidenza, ma rimango speranzoso.

  12. Avatar amedeo lanza
    amedeo lanza

    Un buon passo iniziale potrebbe essere l'obbligo (e soprattutto farlo rispettare) di utilizzare solo formati open per quello che riguarda la PA per non rimanere richiusi nel solito 'ma usano tutti docx'. Se poi tutti i soldoni che le PA danno a M$ fossero investiti per finanziare lo sviluppo dei software open-source , magari ne guadagneremmo tutti. Personalmente, sapere che i soldi delle mie tasse vanno nel miglioramento di LibreOffice, GNU/Linux e compagnia bella (prodotti che uso e chiunque può usare) invece che nelle tasche di chi produce software chiusi e costosi, mi renderebbe più bendisposto nel pagare le tasse.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *