
All’interno del consueto e ciclico appuntamento intitolato Bits from the DPL, Andreas Tille, attuale Debian Project Leader, ha voluto concentrare la propria attenzione su un tema troppe volte bistrattato dagli addetti ai lavori dell’open-source: l’accoglienza verso i nuovi contributori.
Nel messaggio pubblicato lo scorso 6 luglio, il tema principale è stato infatti “The Challenge of Mentoring Newcomers“, ossia la sfida dell’accoglienza e del tutoraggio verso i nuovi arrivati, cruciale per un progetto come Debian che fa del volontariato e del coinvolgimento di nuove risorse la base del proprio successo, che dura ormai da più di trent’anni.
E c’è una riflessione in particolare che risulta molto interessante:
I sometimes wonder whether Debian’s success contributes to the problem. From the outside, things may appear to “just work”, which can lead to the impression: “Debian is doing fine without me–they clearly have everything under control.” But that overlooks how much volunteer effort it takes to keep the project running smoothly.
A volte mi chiedo se il successo di Debian contribuisca al problema. Dall’esterno, le cose possono sembrare “semplicemente funzionare”, che può dare l’impressione che “Debian sta facendo bene senza di me – hanno chiaramente tutto sotto controllo”. Ma questo trascura quanto sforzo di volontariato ci vuole per mantenere il progetto senza intoppi.
Infatti per fare sì che l’enorme ingranaggio di Debian funzioni non basta avere chi pacchettizza l’enorme scelta di software disponibile nella distribuzione, ma anche chi scrive documentazione tecnica, crea pagine web, si occupa delle questioni legate alle licenze, chi cerca sponsor e organizza eventi.
E proprio a proposito della documentazione Tille si spinge a dire come non esista punto di partenza migliore per iniziare a contribuire al progetto, anche perché l’approccio di un neofita è utile per scardinare tutte quelle cose che vengono date per scontate da chi lavora da sempre al progetto, e magari invece per i nuovi venuti non lo sono. E questo inevitabilmente rischia di creare frizioni nell’adozione della distribuzione.
Ed è altrettanto interessante il link ad un post che, in pochissime fasi, spiega come sia possibile avviare le proprie contribuzioni in Debian e viene usato da Tille per fornire un punto di partenza per chiunque:
- Vai su https://www.debian.org/, clicca su “Get Involved, Contribute”
- Leggi https://www.debian.org/devel/join/, che ti indirizza verso “WNPP” (Work-Needing and Prospective Packages)
- Vai su https://www.debian.org/devel/wnpp/, esplora la pagina
- A quel punto potresti non sapere cosa siano “adoption” e “orphans”.
- La cosa più semplice per iniziare: “packages in need of help” (pacchetti che hanno bisogno di aiuto).
- Vai alla pagina “RFH” (Request For Help), https://www.debian.org/devel/wnpp/help_requested
- Sfoglia i bug interessanti:
- Leggi i messaggi di spam, magari clicca su “this bug has spam” (giudicato dall’autore un po’ placebo)
- Guarda altri commenti e interazioni, senza una chiusura, senza conclusioni
- Ti accorgi che il bug ha diversi anni
- Decidi che è troppo complicato per un principiante e passi oltre
Insomma, la sostanza del discorso è molto semplice: non bisognerebbe mai dare per scontato qualcosa di straordinario come il progetto Debian, poiché è basato sul tempo che persone mettono a disposizione della comunità gratuitamente.
È chiaro che le persone nel tempo logicamente cambiano o si alternano, ma se tutti avessero pensato “tanto qualcuno ci guarderà” il progetto Debian non sarebbe prossimo a compiere ben trentadue anni.
E di questo bisogna rendere grazie ogni giorno!
Viva Debian.
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.
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