FSF e Libreboot: la fine di una vicenda in cui il razzismo non c’entra nulla

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Avevamo trattato la vicenda lo scorso settembreLeah Rowe, allora mantainer del progetto Libreboot, aveva promosso l’uscita del progetto dalla FSF per via di un episodio di discriminazione nei confronti di un dipendente transgender ingiustamente, a suo dire, licenziato.

Questa decisione, contestata in seno a Libreboot in quanto presa arbitrariamente dalla Rowe, portò ad un riassetto del progetto stesso.

In questa lettera aperta alla comunità, che peraltro viene resa disponibile allo stesso indirizzo del precedente polemico comunicato (e quindi in qualche modo lo sovrascrive), vengono espressi alcuni importanti punti da parte del nuovo amministratore del progetto, Alyssa Rosenzweig:

… were the allegations against the Free Software Foundation true? Perhaps. Perhaps not. At this point, it doesn’t matter. Indeed, it is unlikely that Libreboot will ever rejoin GNU, but feuding in an already fragmented community helps nobody. The world of free software is shrinking and under attack. Though the FSF may make mistakes from time to time, so do we. We do not need another divide.

Le accuse contro la FSF erano vere? Forse. Forse no. A questo punto non importa. Infatti è difficile che Libreboot si riunisca al progetto GNU, ma creare dissapori in una comunità già frammentata non aiuta nessuno. Il mondo del free software si riduce ed è sotto attacco. Così come la FSF può aver commesso errori nel tempo, lo stesso abbiamo fatto noi. Non abbiamo bisogno di altre divisioni

A seguito di queste parole pacificatrici un ultimo commento dell’ex mantainer, delle quali riportiamo solo l’incipit:

I acknowledge that what I did was wrong.

E aggiungiamo unicamente… Amen.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
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