L’Internet Of Things sta prendendo sempre più piede nelle nostre vite, da semplici lampadine o termostati che possiamo facilmente acquistare per la nostra casa, a veri e propri sistemi integrati che ci permettono, da qualsiasi parte del mondo, di controllare i nostri oggetti fisici.
Uno dei problemi più grossi di queste tecnologie, però, è sempre stata l’interoperabilità: l’assenza di uno standard fa si che ognuno adotti le proprie soluzioni, più o meno aperte, e che gli oramai famosi “accentratori” che permettono di far interagire dispositivi diversi con dialetti diversi (ad esempio, IFTTT o il sistema Echo di Amazon) facciano sempre più fatica a stare dietro alle centinaia di logiche eterogenee presenti sul mercato.
Nell’ottica della standardizzazione si è buttata la famosa azienda Mozilla che, recentemente, ha annunciato “Project Things”, un framework standard ed open per far dialogare i dispositivi su internet.
L’idea, tramite questo framework, è che chiunque lo possa utilizzare per creare il proprio Gateway Things per poter controllare i diversi dispositivi presenti nella nostra rete direttamente da internet. I vantaggi sono non solo quelli di poter standardizzare l’accesso a dispositivi differenti, ma anche la possibilità di mantenere un gestore di apparati IoT privato invece di averne diversi accessibili pubblicamente.
Certo, il fatto di doversi implementare da soli rendere il tutto poco accessibile alle persone non troppo interessate a mettere le mani sui computer, ma grazie ad un semplice tutorial che forniscono per l’installazione su un Raspberry-Pi ed ad una serie di integrazioni già presenti out-of-the-box, il tutto è più semplice di quanto ci si possa aspettare.
Le feature presenti in questa prima release sono già parecchie e degne di nota tra cui:
- La possibilità di utilizzare il microfono del proprio computer per impartire comandi vocali al sistema
- Una serie di interfacce che permettono di creare veri e propri workflow basati sulla logica “Se succede questo, fai quest’altro”
- Un sistema per disegnare la planimetria della nostra casa e associare i dispositivi ad aree specifiche dell’immobile
Oltre a questo, l’autenticazione tramite OAuth e un sistema di add-on completano il tutto rendendolo adattabile all’evoluzione dello stesso ed ai nuovi dispositivi che potremmo inserire, sia in termini di funzionalità che di controllo dello stesso sistema.
Le basi sono state buttate, dunque, resta solo da vedere se il progetto riscuoterà il successo che si spera, e che aiuti i produttori di dispositivi a rendersi conto che, in questo periodo di continui cambiamenti, gettare le basi di uno standard non può che portare benefici sul lungo periodo.
Utente Linux/Unix da più di 20 anni, cerco sempre di condividere il mio know-how; occasionalmente, litigo con lo sviluppatore di Postfix e risolvo piccoli bug in GNOME. Adoro tutto ciò che può essere automatizzato e reso dinamico, l’HA e l’universo container. Autore dal 2011, provo a condividere quei piccoli tips&tricks che migliorano il lavoro e la giornata.
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