Le licenze OpenSource MIT e BSD sono deprecate?

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L’avvocato Kyle E. Mitchell, che si occupa di “law, technology, and the space between” (legge, tecnologia e lo spazio in mezzo) nell’ultimo suo blog post la fa breve: le licenze MIT e BSD (di cui abbiamo parlato recentemente in questo articolo) non andrebbero più utilizzate. Andrebbero deprecate, dimenticate, insomma… Hanno fatto il loro tempo.

Le argomentazioni poste a favore della sua tesi (perdonate il legalese) sono molteplici:

MIT and BSD don’t handle patents.

MIT e BSD non gestiscono i brevetti

Suggerendo come invece la licenza Apache lo faccia. Poi ancora:

MIT and BSD are hard to read.

MIT e BSD sono difficili da leggere

E se state pensando che il motivo sia che sono troppo lunghe e complesse… State sbagliando. Secondo l’avvocato infatti queste licenze sono invece troppo semplici. Infatti dice che gli avvocati pretendono un linguaggio complesso, non compatibile con queste forme semplicistiche.

Poi prosegue:

It’s not clear what MIT and BSD are, legally.

Non è chiaro cosa siano legalmente MIT e BSD

Non si capisce infatti se queste “licenze” (virgolettato d’obbligo) siano solo licenze, licenze e contratti, entrambi o potenzialmente entrambi. E via dicendo:

MIT and BSD attribution is a land mine.

L’attribuzione delle licenze MIT e BSD è un campo minato

È difficile stabilire per queste licenze come possano essere attribuite .

Numerose sono le altre ragioni utilizzate per perorare la causa di considerare deprecate queste licenze e la conclusione è molto semplice: usate la licenza BlueOak che, ovviamente, copre tutti i limiti delle due licenze “accusate”.

La riflessione apre di nuovo l’antica discussione relativa al software libero, in particolare tra quelli che condividono il proprio codice con la richiesta che questo sia mantenuto libero e che rispetti tutta una serie di obblighi e quelli che condividono il proprio codice e basta, dimenticandosi e non preoccupandosi di chi lo userà, o come.

Si potrebbe riaprire la discussione anche qui, ma la chiusura dell’articolo la vorrei dedicare proprio ad una delle licenze “incriminate”, già perché la licenza MIT è racchiusa in queste righe:

THE SOFTWARE IS PROVIDED “AS IS”, WITHOUT WARRANTY OF ANY KIND, EXPRESS OR IMPLIED, INCLUDING BUT NOT LIMITED TO THE WARRANTIES OF MERCHANTABILITY, FITNESS FOR A PARTICULAR PURPOSE AND NONINFRINGEMENT. IN NO EVENT SHALL THE AUTHORS OR COPYRIGHT HOLDERS BE LIABLE FOR ANY CLAIM, DAMAGES OR OTHER LIABILITY, WHETHER IN AN ACTION OF CONTRACT, TORT OR OTHERWISE, ARISING FROM, OUT OF OR IN CONNECTION WITH THE SOFTWARE OR THE USE OR OTHER DEALINGS IN THE SOFTWARE.

IL SOFTWARE VIENE FORNITO “COSÌ COM’È” SENZA GARANZIE DI ALCUN TIPO, ESPLICITE O IMPLICITE, COMPRESE, MA NON SOLO, LE GARANZIE DI COMMERCIABILITÀ, IDONEITÀ AD UN PARTICOLARE SCOPO E NON VIOLAZIONE DI DIRITTI ALTRUI. IN NESSUN CASO GLI AUTORI DEL SOFTWARE O I TITOLARI DEL COPYRIGHT POTRANNO ESSERE RITENUTI RESPONSABILI DI RECLAMI, DANNI O ALTRE RESPONSABILITÀ, DERIVANTI DA O COLLEGATI A CONTRATTO, ILLECITO CIVILE O IN ALTRA RELAZIONE CON IL SOFTWARE O CON IL SUO UTILIZZO O CON ALTRE OPERAZIONI DEL SOFTWARE.

E chiedere: esiste qualcosa di più chiaro e semplice? Forse sì, ma solo se sei un avvocato.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.