Saturday’s Talks: l’ultima uscita di Torvalds è la dimostrazione che, in fondo, le community OpenSource non hanno speranza?

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Ricordate tutti vero l’ultima polemica innescata dal brusco intervento di Linus Torvalds a proposito del caching? Ne abbiamo parlato in un articolo scritto da Matteo Cappadonna la scorsa settimana.

I fatti sono risaputi.

Dave Chinner, che si occupa di file system da una quindicina di anni, all’interno di una lunga mail ha compiuto una serie di affermazioni che proprio non sono piaciute al creatore di Linux, il quale si è abbandonato al consueto approccio da inquisizione denso di insulti ed umiliazione, contraddicendo ciò che aveva affermato riguardo al nuovo corso della sua vita all’interno della community.

Al tempo in cui uscirono le prime notizie in merito al cammino di redenzione mi complimentai con il papà di Linux (beninteso, lungi da me il pensare che ad uno come Torvalds possa servire il plauso di un utilizzatore comune di Linux quale sono), ma le notizie successive, come ad esempio il fatto che il periodo sabbatico durò ben… Un mese… Fecero storcere il naso a molti e la conclusione fu chiara: Linus Torvalds non potrà mai star lontano dalla sua creatura, è troppo importante per lui e viceversa.

Nel frattempo però, passata la mareggiata ci ritroviamo allo stesso punto di più o meno un anno fa. A leggere il thread completo della diatriba c’è da mettersi le mani nei capelli: accuse, contro accuse, insulti ed un clima generale veramente pessimo.

Tutto quello su cui Torvalds aveva detto di voler cambiare.

Quel che è peggio, è che a dispetto del fatto che la società attuale voglia lottare, soprattutto virtualmente, nei vari commenti all’interno dei social media per l’inclusione ed il rispetto di tutti il numero di sostenitori di questo approccio torvaldiano (eh sì, ormai è diventato anche un aggettivo) è sempre in crescita.

Sono in molti ad affermare come, in fondo, quando le cazzate sono troppo grosse sia giusto insultare, deridere e dileggiare.

Sono in molti ad apprezzare e giustificare l’atteggiamento di Torvalds che, in quanto dittatore benevolo (!), può permettersi di fare il bello e il cattivo tempo all’interno del progetto.

Sia chiaro: non penso che il mondo, soprattutto virtuale, possa essere un insieme di unicorni e arcobaleni, ma sono convinto che per come sono le cose oggi c’è ancora molta strada da fare per rendere più vivibili e inclusive le community.

E credo che il problema stia tutto lì: fintanto che il buon Linus la regolata non se la darà davvero, chiunque si sentirà legittimato a usare lo stesso approccio, codice di condotta o meno.

Che Torvalds lo voglia o meno (ed i fatti dimostrano che lo vuole) essere leader significa dare l’esempio e l’esempio di chi – lo sappiamo in fondo tutti – quando sente le parole dittatore benevolo sogghigna è qualcosa che la nostra società proprio non ha bisogno.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

8 risposte a “Saturday’s Talks: l’ultima uscita di Torvalds è la dimostrazione che, in fondo, le community OpenSource non hanno speranza?”

  1. Avatar Giacomo Perin
    Giacomo Perin

    L’esempio di avere una visione mirata del progetto, di pretendere l’eccellenza, di non chiedere un soldo per il proprio progetto e condividerlo con tutti. Dove sono i difetti?

  2. Avatar Raoul Scarazzini
    Raoul Scarazzini

    Nell’atteggiamento, negli insulti, nel fatto di avere *evidenti* problemi a relazionarsi col prossimo. @disqus_EfEZ63l7A0:disqus sta proprio in questo tuo commento il centro della mia riflessione. Pretendere l’eccellenza non è un pregio nel momento in cui questo porta allo scontro costante e sono convinto che se tu (come chiunque) sostenessi una discussione nei toni come ha fatto Chinner (le cui ragioni a livello meramente tecnico sembrano tanto valide quanto quelle di Torvalds) anche a te avrebbe dato fastidio esser preso a male parole.
    Tutto questo tralasciando quel fantomatico codice di condotta che lo stesso Torvalds ha voluto introdurre, per poi violare alla prima vera occasione. La pretesa di eccellenza è quindi mono direzionale?
    Idealizziamo il Torvalds dittatore benevolo, dimenticandoci che il mondo è fatto di persone magari non geniali, ma che di sicuro meritano sempre e comunque rispetto.

  3. Avatar Viktor Kopetki
    Viktor Kopetki

    mmmm non ne sono convinto, era un metodo che poteva funzionare una volta quando c’erano 3 aziende di informatica in croce ed eri un eletto se lavoravi in una di quelle. oggi se uno ti rompe il c…o per niente c’è un sacco di altri posti nella concorrenza. poi magari dipende da persona a persona, a me se insulti fai solo girare le balle, se mi motivi lavoro volentieri anche più del dovuto.

  4. Avatar michele
    michele

    anche chi è stato offeso lavora senza chiedere un soldo (quanto meno a Trovals)

  5. Avatar Luca Ironman Del Signore
    Luca Ironman Del Signore

    il “prossimo” il rispetto e la fiducia se l’ha da merita’..altrimenti bilanciere sulle gengive altro che rispetto. Basta coi buonismi a tutti i costi. W torvads

  6. Avatar Raoul Scarazzini
    Raoul Scarazzini

    Ed in quale modo, di grazia, Dave Chinner non si è meritato rispetto e fiducia?

  7. Avatar Luca Ironman Del Signore
    Luca Ironman Del Signore

    leggi: “Bullshit, Dave.
    You’ve made that claim before, and it’s been complete bullshit before
    too, and I’ve called you out on it then too.
    Why do you continue to make this obviously garbage argument?
    The key word in the “page cache” name is “cache”.
    Caches work, Dave. Anybody who thinks caches don’t work is
    incompetent. 99% of all filesystem accesses are cached, and they never
    do any IO at all, and the page cache handles them beautifully.
    When you say that the page cache is slower than direct IO, it’s
    because you don’t even see or care about the *fast* case. You only get
    involved once there is actual IO to be done.
    So you’re making that statement without taking into account all the
    cases that you don’t see, and that you don’t care about, because the
    page cache has already handled them for you, and done so much better
    than DIO can do or ever _will_ do.
    Is direct IO faster when you *know* it’s not cached, and shouldn’t be
    cached? Sure. But that/s actually quite rare.
    How often do you use non-temporal stores when you do non-IO
    programming? Approximately never, perhaps? Because caches work.
    And no, SSD’s haven’t made caches irrelevant. Not doing IO at all is
    still orders of magnitude faster than doing IO. And it’s not clear
    nvdimms will either.
    So stop with the stupid and dishonest argument already, where you
    ignore the effects of caching.”

    Se sei un progrmmatore e scrivi cazzate ti va detto se poi scrivi cazzate relative alla creatura dell’inventore ti meriti doppiamente il bilanciere sulle gengive. E te devi anche sta zitto e in ginocchio sui ceci. Altrimenti, puo’ sempre andare a rinforzare la manovalanza agricola in australia, dove ce n’e’ ancora ampiamente bisogno. Saluti

  8. Avatar Raoul Scarazzini
    Raoul Scarazzini

    La risposta a questa mail (che sì, incredibilmente avevo già letto) da parte di Dave Chinner evidenzia come il creatore di Linux si sia soffermato solo su una delle tante affermazioni esposte da Chinner (Se ti va, leggi: https://lkml.org/lkml/2019/6/14/127 ).
    Poi c’è un ulteriore risposta e la discussione prosegue dimostrando, su tutto, quel che era importante sin dall’inizio: bisognava discuterne civilmente dall’inizio, poiché ciascun punto di vista era valido.
    Sono sinceramente dispiaciuto di leggere come al già negativo atteggiamento di Torvalds c’è chi peggiora le cose. Prego affinché nessuno ti tiri mai “bilancieri sulle gengive” o ti faccia mettere in “ginocchio sui ceci” dopo che hai espresso un’idea, anche se ho l’impressione che difficilmente ti si sentirebbe dire “me lo merito”, ma di nuovo, spero di sbagliarmi.

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