Debian prepara la votazione sull’init (ovvero systemd)

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Era settembre che scrivevamo di come Debian stesse discutendo al suo interno per decidere se, ed a che livello, si sarebbe dovuta mantenere la libertà di init.

Riassumiamo in breve.

Sebbene dal 2014 Debian usi di default systemd, finora era possibile scegliere un altro sistema (normalmente il classico sysv) ed avere ancora un sistema stabile e funzionante.
Tutto questo in teoria, perché in realtà i pacchetti elaborati danno sempre più per scontato la presenza di systemd e dei suoi vari sotto componenti, ignorando (almeno in fase di test) i sistemi alternativi.

Questa situazione aveva preoccupato molto il leader del progetto Debian, Sam Hartman, tanto da valutare l’indire una General Resolution (GR – risoluzione generale): una sorta di referendum, una votazione aperta agli sviluppatori di Debian la cui adozione vale più o meno come una legge.

Notizia di pochi giorni fa è che questa GR, alla fine, è arrivata, e la formulazione sta prendendo corpo:

  • il 7 novembre è comparsa una prima stesura nella newsletter, con tre opzioni possibili;
  • il 16 novembre quella prima stesura è comparsa ufficialmente come proposta, nella sezione del sito ufficiale di Debian dedicata alle votazioni;
  • il 19 novembre è stata modificata per aggiungere una ulteriore scelta, proposta da Ian Jackson.

Quattro scelte, per ora, che possiamo riassumere così:

  1. Affermare ufficialmente di supportare più sistemi di init
    Questa comporta non solo fornire (almeno) un init alternativo nei repository ufficiali, ma anche testate tutti i pacchetti presenti per funzionare con tutti gli init.
  2. Systemd è il sistema preferito, ma anche altri sono supportati
    Una posizione più morbida, per cui rimane da fornire almeno un init alternativo, ma non si richiede che tutti i pacchetti siano compatibili con esso: solo consigliato.
  3. Concentrarsi su systemd
    Questa è la posizione più integralista, per cui si rende evidente che il sistema supportato è solo systemd, e i pacchetti dovranno supportarlo. Ovviamente non saranno vietati sistemi alternativi, ma non saranno prioritari
  4. Supportare altri sistemi, senza blocchi
    Sembra una ripetizione della posizione numero 2, ma in realtà è una proposta molto articolata che, nella pratica, cerca di essere ancora più tollerante. In particolare è definito piuttosto puntigliosamente cosa dovrebbe essere considerato un difetto bloccante per il rilascio di un pacchetto, e in particolare cerca di evitare dipendenze forti con systemd: tutto quello che potrebbe girare senza systemd, sebbene con meno funzionalità, deve essere approvato. Attualmente, una situazione del genere genera una catena delle dipendenze che spesso obbliga l’utente all’installazione – e quindi all’uso – di systemd.

Come vedete la situazione è piuttosto articolata, e tutt’altro che risolta: solo il voto potrà dare una direzione chiara da seguire.
Noi rimaniamo dell’idea che, esistendo Devuan, non ha senso che anche Debian si concentri nel supportare alternative: sarebbe una dispersione di risorse. Meglio limitarsi a permetterle, in modo che basandosi su Debian qualcun altro possa produrre una distribuzione organica senza systemd. Sempre nel rispetto della libertà di tutti.

Ho coltivato la mia passione per l’informatica fin da bambino, coi primi programmi BASIC. In età adulta mi sono avvicinato a Linux ed alla programmazione C, per poi interessarmi di reti. Infine, il mio hobby è diventato anche il mio lavoro.
Per me il modo migliore di imparare è fare, e per questo devo utilizzare le tecnologie che ritengo interessanti; a questo scopo, il mondo opensource offre gli strumenti perfetti.