2020: L’anno del desktop… su cloud?

Oramai sembra che il cloud sia sempre più presente nelle nostre vite e nei nostri sistemi e, se davvero il cloud è il computer di qualcun altro, perchè non abbandonare tutto quanto ed usare anche il nostre semplice desktop sul cloud?

Nonostante quello che molti definivano un “grande visionario” (Steve Jobs) affermasse 10 anni fa che il PC fosse oramai morto, il desktop (inteso come il pc che usiamo tutti i giorni) è ancora florido e vivo… ma forse è in trasformazione.

Già perchè per il 2020 si inizia a parlare di DaaS: Desktop as a Service, ovvero la possibilità di iniziare ad avere i nostri amati computer non più sotto il nostro controllo, ma resi disponibili da un servizio in cloud, trasformando quello che normalmente usiamo per scrivere, muovere il mouse e navigare su internet un mero terminale.

Ovviamente chi per primo vuole lanciare questo trend è chi più ne necessita in questo momento, ovvero Microsoft. Con la prossima chiusura definitiva di Windows 7, che impatterà parecchi utenti, l’azienda di Nadella ha iniziato il rollout di WVD, Windows Virtual Desktop, ovvero un modo per utilizzare Windows sul cloud utilizzando un client (disponibile per Windows, Android, macOS e iOS) o un qualsiasi browser che support HTML 5.

With the end of extended support for Windows 7 coming in January 2020, we also understand some customers need to continue to support Windows 7 legacy applications as they migrate to Windows 10. To support this need, you can use Windows Virtual Desktop to virtualize Windows 7 desktops with free Extended Security Updates (ESU) until January 2023.

Con la fine del supporto esteso a Windows 7 in arrivo a Gennaio 2020, capiamo che alcuni clienti necessitano di continuare a supportare vecchie applicazioni per Windows 7 mentre migrano a Windows 10. Per supportare questa necessità, si può usare Windows Virtual Desktop per virtualizzare un desktop Windows 7 con gli l’Extended Security Updates [Aggiornamenti di Sicurezza Estesi, ndt.] fino a Gennaio 2023.

Ecco qui trasformata la piattaforma di lancio di un nuovo prodotto in una reale necessità per i clienti, e con ancora più vantaggi rispetto all’inserimento forzato di banner pubblicitari nelle applicazioni native. Già perchè se questa pratica può essere considerata noiosa dagli utenti, avere i vari ads su una piattaforma via web è una cosa a cui siamo tristemente abituati.

Ma in tutto questo come si posiziona Linux? Beh, diciamo che se il futuro di uso (dove obbligatorio) di Windows si dovesse trasferire all’interno di un browser, in un certo senso il nostro amato desktop potrebbe beneficiarne poichè considerando la stabilità, il costo contenuto e le continue evoluzioni, Linux risulta essere un perfetto sistema da utilizzare come base per questi fantomatici “terminali” che potrebbero diventare gli hardware che abbiamo sotto mano.

E, seppur lo stesso Torvalds stia guardando ai Chromebooks e ad Android per il futuro del desktop Linux, forse questo potrebbe essere un inizio: che il 2020 non sarà l’anno di Linux su Desktop ma l’anno di Linux PER il Desktop?

Utente Linux/Unix da più di 20 anni, cerco sempre di condividere il mio know-how; occasionalmente, litigo con lo sviluppatore di Postfix e risolvo piccoli bug in GNOME. Adoro tutto ciò che può essere automatizzato e reso dinamico, l’HA e l’universo container. Autore dal 2011, provo a condividere quei piccoli tips&tricks che migliorano il lavoro e la giornata.

7 risposte a “2020: L’anno del desktop… su cloud?”

  1. Avatar amedeo lanza
    amedeo lanza

    Come piazzare una gabella a vita. Come al solito spacciano per novità geniale un’idea che ha più di 30 anni. Chi frequenta questo blog dovrebbe avere ben presente cosa sia un Terminale X. Ora, spacciare una tecnologia simile come supernovità che trasforma il desktop in servizio non è altro che l’ennesima presa per i fondelli atta solamente ad attaccarsi come una sanguisuga al portafoglio degli utenti.
    Fanno il lavaggio del cervello convincerci che al posto del telefono dobbiamo avere un computer e poi sostengono che il pc vada buttato per passare ad uno stupido terminale con cui pretendere soldi per ogni cosa che dobbiamo fare. Per quanto mi riguarda possono benissimo andare a farsi friggere; io preferisco tenermi il portatile con un sistema sicuro, che funziona anche se manca la rete, su cui posso lavorare e sviluppare applicazioni desktop e web anche quando sono in posti (ed in Italia non sono così rari) dove l’ADSL latita.
    Assito dagli anni ’90 all’alternanza di ‘Decentriamo il calcolo’ e ‘Accentriamo il calcolo’ con relativo riciclo di tecnologie, per quanto evolute nel tempo.

  2. Avatar JustATiredMan
    JustATiredMan

    Come ti permetti tu, vecchio decrepito, di dubitare della magnificenza tecnologica del cloud, che permetterà di essere ubuqui ed iperproduttivi senza occuparci del tedioso compito della gestione dell’infrastruttura ?
    Vabbè, c’è un pò di tassa annuale altrimenti perdi dati e tutto, ma questa è un altra storia… a no già, come posso dubitare… ti lasciano fare il download dei dati… per ora.

  3. Avatar Bios
    Bios

    Inoltre dalle infrastrutture cloud non sarà più possibile agire in modalità offline, gli utenti saranno sempre connessi e nessuno potrà avere più un minimo di privacy e dunque nessuno potrà più studiare per conto proprio dal momento che tutti lavoreranno maggiormente per avere dispositivi sempre più “mobile” e sempre più connessi. Ma ciò vuol dire anche che la potenza verrà applicata tutta all’utilizzo di un servizio remoto, implicando che si sviluppino dispositivi sempre più di questo tipo, diminuendo la produzione di dispositivi utilizzabili invece in proprio, consentendo di avere pieno controllo da parte dell’utente anche del proprio hardware, partendo più che altro dall’utilizzo del sistema operativo. Dunque più che Desktop as a service è un Desktop as a substitute.

  4. Avatar JustATiredMan
    JustATiredMan

    Bhe dai… guarda al lato positivo della cosa.
    Se qualche nazione vuole far collassare l’economia di una qualche nazione concorrente o nemica basterà prendere il controllo di quei 10-15 datacenter dove gira tutto, dai servizi pubblici ai saas delle aziende private, o di quei 4-5 nodi (nel caso dell’italia) dove viene veicolato il traffico dati nazionale.

  5. Avatar Giuseppe Di Iorio
    Giuseppe Di Iorio

    Questo è il rischio nel centralizzare in Cloud, io preferisco decentralizzare ma a decidere sono i costi, e a volte decidono il crollo di ponti

  6. Avatar sabayonino
    sabayonino

    Un aumento delle cause , maggiore richiesta di avvocati ! Più posti di lavoro !! 😀
    Un tempo c’era l’avvocato del diavolo … poi si chiamerà l’avvocato del web ..ops scusate

    L’avvocato del cloud.

  7. Avatar JustATiredMan
    JustATiredMan

    mica detto… se il cloud non funziona o viene posto sotto controllo, e dato che anche i desktop e relativi software andranno su cloud, gli avvocati con quali strumenti scriveranno e veicoleranno i documenti di una possibile causa ?

    Ah, già e vero, dimenticavo, si farà come qualche decennio fa… con le macchine da scrivere e i documenti via posta… ma d’altronde per l’italia non dovrebbe essere un grosso problema. La nostra macchina giudiziaria è rimasta ferma all ‘800… è ancora tutto su faldoni di carta.

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