NetworkManager 1.22: piccole novità oltre al nuovo logo

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Il 17 dicembre è stato rilasciato il codice sorgente dell’ultima versione, la 1.22, di uno dei gestori di interfacce di rete più diffusi: NetworkManager.

Nato come tentativo di semplificare la vita agli utenti GNOME, in modo da poter creare o modificare la configurazione le interfacce di rete anche per via grafica, si è rapidamente imposto come standard de facto in tutti gli ambiti. Tanto che è stato accettato anche da altri desktop environment (come KDE), nonché integrato con interfacce di controllo testuali (ambiente normale per i server).

Una delle particolarità inserite di design fin dall’inizio, è il massiccio uso di DBus, un sistema IPC (Inter Process Comunication – comunicazione tra processi) che rende facile dividere un programma in due sottoprogrammi, frontend e backend, che comunicano appunto tramite quel canale. Il vantaggio è che è possibile avere contemporaneamente più frontend che diano comandi al singolo backend, la parte che effettivamente gestisce le risorse.

L’ultima release è descrivibile come una rifinitura di quanto già presente:

  • Introduzione di una impostazione specifica per le connessioni a pagamento – come quelle dei cellulari, anche hot-spot;
  • Resa opzionale l’autenticazione se connessi via cavo ad una infrastruttura con 802.1x;
  • Rimozione del supporto ad hardware WiMax obsoleto (anche perché il supporto al WiMax proprio è stato rimosso nel 2016);
  • Velocizzata la fase di avvio: una connessione sarà considerata attiva anche prima di avere un IP assegnato (a meno di chiedere espressamente);
  • Abbandonato il supporto a BlueZ 4 per BlueZ 5 (il framework per la gestione di connessioni via Bluetooth).

Una novità però c’è: l’introduzione del tool nm-cloud-setup, specifico per la configurazione dell’interfaccia di rete in ambito cloud.
Per ora questa feature è considerata sperimentale, e testata in ambito AWS (solo per IPv4), ma rimarca il fatto che da strumento per ambienti grafici NetworkManager sia diventato (o voglia perlomeno diventare) uno strumento valido anche per server, per di più in ambienti automatizzati come il cloud.

L’altra novità riguarda il logo che vedete ad inizio articolo, che ha certe implicazioni sotto il profilo dell’identità (vedi systemd). Se infatti finora il progetto era parte del mondo GNOME, anche se già adottato da altri attori, usando un proprio logo potrà diventare più autonomo, rivendicando una identità propria separata da GNOME. Chissà, magari fino a staccarsi e diventare un gestore indipendente.

Ho coltivato la mia passione per l’informatica fin da bambino, coi primi programmi BASIC. In età adulta mi sono avvicinato a Linux ed alla programmazione C, per poi interessarmi di reti. Infine, il mio hobby è diventato anche il mio lavoro.
Per me il modo migliore di imparare è fare, e per questo devo utilizzare le tecnologie che ritengo interessanti; a questo scopo, il mondo opensource offre gli strumenti perfetti.

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