Android in cloud grazie a Canonical

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Quando pensiamo a Canonical ovviamente la nostra mente associa immediatamente Ubuntu Linux e l’offerta cloud che l’azienda di Mark Shuttleworth offre ormai da diversi anni.

Quindi cosa c’entra Canonical con Android? Ma soprattutto, cosa c’entra Android con il cloud? Tutte domande molto lecite quando la suddetta azienda inizia ad offrire un nuovo servizio: Anbox Cloud.

Ma partiamo dal principio: perché si dovrebbe voler far girare Android, il famoso OS di Google per smartphone, sul cloud? La risposta a questa domanda arriva direttamente dagli utenti e dagli sviluppatori indipendenti: per far girare applicazioni molto avide di risorse che gli smartphone -per quanto moderni siano- non riescono a soddisfare pienamente.

La prima idea ovviamente va ai videogame, ma ultimamente sempre più applicazioni necessitano di reti neurali, deep learning, ed infrastrutture più generiche di I.A. che potrebbero essere integrate nell’applicazione stessa, se solo ci fosse la potenza necessaria a farle girare.

Proprio in questi posti si colloca Anbox Cloud: un sistema per eseguire applicazioni Android ad alti requisiti a cui poter accedere remotamente, grazie anche alla grande disponibilità di reti 4G LTE (ed alle prossime 5G). Il tutto in una modalità SaaS (Software-as-a-Service) che permetta a chi fornisce queste applicazioni di scalare rapidamente con il crescere degli utenti.

La parola d’ordine per questa tecnologia? Beh, i container, ovviamente. Di fatto Anbox esegue applicazioni containerizzate Android sul kernel di Ubuntu 18.04 LTS, applicazioni messe in sicurezza ed isolate da LXD system container, la soluzione container utilizzata da Canonical.

Ovviamente a queste applicazioni si potrà accedere tramite un client ottimizzato per lo scambio dei dati con le applicazioni e conscio della costante variazione del segnale con cui i nostri dispositivi hanno a che fare. L’input viene inviato e successivamente emulato lato applicazione in esecuzione, e l’output viene rimandato indietro per la visualizzazione sul dispositivo. Tutto questo ricorda molto il nuovo sistema di Google, Stadia, ma orientato ai dispositivi mobile.

Anbox ha tutti i vantaggi degli attuali sistemi: può essere eseguito su cloud pubblici, privati o ibridi, oltre al proprio hardware tramite l’uso dell’Intel Visual Cloud Accelerator Card – Render, esattamente come avviene nell’offerta cloud di Canonical.

Ovviamente non tutti i cloud provider dispongono di questo tipo particolare di hardware, motivo per cui Canonical stessa ha stabilito una partnership con Packet, azienda che fornisce infrastrutture cloud basate su hardware dedicato.

Al momento non è ancora pubblico un listino prezzi per il servizio, ma il prezzo sarà annuale e basato sul numero di nodi ed istanze, e fornito del supporto Ubuntu Advantage che aggiunge anche degli SLA in caso di problemi.

Driven by emerging 5G networks and edge computing, millions of users will benefit from access to ultra-rich, on-demand Android applications on a platform of their choice

Guidati dalle emergenti reti 5G ed dall’edge computing [paradigma di distribuzione delle risorse basato sulla posizione, ndt.], milioni di utenti beneficeranno dell’accesso on-demand ad applicazioni Android ultra-complesse, sulla piattaforma di loro scelta

Questo quanto affermato da Stephan Fabel, direttore di prodotto a Canonical.

Guardando ad Anbox e pensando a Stadia, non possiamo evitare di notare come il cloud si stia spostando da un uso più “enterprise” sempre più vicino ad essere una soluzione per gli “end-user”.

Sarà questo il trend di questo nuovo decennio? Un ritorno ai terminali?

Utente Linux/Unix da più di 20 anni, cerco sempre di condividere il mio know-how; occasionalmente, litigo con lo sviluppatore di Postfix e risolvo piccoli bug in GNOME. Adoro tutto ciò che può essere automatizzato e reso dinamico, l’HA e l’universo container. Autore dal 2011, provo a condividere quei piccoli tips&tricks che migliorano il lavoro e la giornata.

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