32.000 computer Linux nello spazio grazie a SpaceX

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Dopo quanto appreso qualche giorno fa riguardo l’uso di Linux come “motore” per il recente lancio di Falcon9 che ha portato alcuni astronauti della NASA sulla Stazione Spaziale Internazionale, alcuni sbalorditivi numeri ci fanno tornare a parlare di SpaceX, l’azienda di Elon Musk che si occupa di tecnologie spaziali.

Settimana scorsa, come oramai succede da alcuni mesi, l’azienda ha lanciato altri 60 satelliti per il progetto Starlink, satelliti la cui funzione sarà quella di fare da “ripetitori” per internet. Questo porta il numero degli stessi intorno ai 480, vicino agli 800 necessari per una copertura media degli Statin Uniti, ed anche questi sono stati lanciati tramite un razzo Falcon9 “riciclato”.

Quanto emerso durante una sessione AMA (Ask Me Anything) fatta dagli ingegneri dell’azienda Californiata su Reddit lo scorso weekend ha permesso di fare alcune stime sull’impatto che il nostro amato sistema operativo ha in tutto questo. Già perchè con questi satelliti sono andati in orbita altri 4000 piccoli computer basati su Linux.

Facendo un rapido calcolo quindi possiamo contare attualmente circa 32.000 sistemi Linux nello spazio, e solo per il progetto Starlink. Ma questo numero è destinato a crescere parecchio, perchè la richiesta di SpaceX alla Commissione Federale per le Comunicazioni è quella di lanciare 30.000 satelliti di seconda generazione, che vanno a sommarsi ai 12.000 già approvati.

The constellation has more than 30,000 Linux nodes (and more than 6,000 microcontrollers) in space right now […] And because we share a lot of our Linux platform infrastructure with Falcon and Dragon, they get the benefit of our more than 180 vehicle-years of on-orbit test time

La costellazione ha più di 30.000 nodi Linux (e più di 6.000 microcontrollori) nello spazio attualmente […] E, visto che condividono molto della nostra infrastruttura Linux con Falcon e Dragon, beneficiano di un test di oltre 180 anni-veicolo in orbita.

Altri dettagli sono venuti fuori, come l’uso della patch PREEMPT_RT nel kernel, sviluppata da Red Hat con lo scopo di rendere Linux un sistema real-time (sistemi come questo sono utilizzati in processi industriali molto delicati), o come il rilascio di una beta pubblica del servizio previsto per questo autunno, quando almeno l’emisfero nord dovrebbe essere coperto (questo stando ad un tweet di Elon Musk di un paio di mesi fa).

Quindi alla fine, che potremo testare o meno il servizio, possiamo affermare che Linux, dopo aver conquistato il web, sta conquistando lo spazio. Con benefici per tutti.

“Spazio, ultima frontiera”

Utente Linux/Unix da più di 20 anni, cerco sempre di condividere il mio know-how; occasionalmente, litigo con lo sviluppatore di Postfix e risolvo piccoli bug in GNOME. Adoro tutto ciò che può essere automatizzato e reso dinamico, l’HA e l’universo container. Autore dal 2011, provo a condividere quei piccoli tips&tricks che migliorano il lavoro e la giornata.

2 risposte a “32.000 computer Linux nello spazio grazie a SpaceX”

  1. Avatar Rickyx
    Rickyx

    “Spazio, ultima frontiera”o “Desktop, ultima frontiera”?
    😉

  2. Avatar JustATiredMan
    JustATiredMan

    a parte qualche misera %, il desktop e’ una guerra persa… sempre che sia mai cominciata.

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