Anche Microsoft dopo Amazon ed IBM banna il riconoscimento facciale. E se la soluzione di tutto fosse l’OpenSource?

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Quando abbiamo recentemente parlato del progetto humanID abbiamo anche citato, a compendio, il ritiro da parte di IBM dal business relativo alle tecnologie di riconoscimento facciale.

Poteva sembrare una notizia da poco, ma come racconta Dan Meyer di sdxcentral, a quanto pare tutte le grosse corporation stanno prendendo una decisa posizione in merito alle tecnologie in questione. Oltre infatti ad IBM, anche Amazon e Microsoft si sono chiamate fuori dalla fornitura e vendita dei software atti ad identificare le persone mediante il riconoscimento automatico del volto.

L’onda lunga delle polemiche seguite l’uccisione di George Floyd a Minneapolis da parte degli ufficiali di polizia ha sollevato la discussione in merito ai supporti tecnologici forniti alle forze dell’ordine da parte delle aziende I.T..

Brad Smith, presidente di Microsoft, si è così pronunciato:

We’ve decided that we will not sell facial recognition technology to police departments in the United States until we have a national law in place, grounded in human rights, that will govern this technology and will also put in place some additional review factors […] The No. 1 point that I would really underscore is this: We need to use this moment to pursue a strong national law to govern facial recognition that is grounded in the protection of human rights.

Abbiamo deciso che non venderemo la tecnologia di riconoscimento facciale ai dipartimenti di polizia degli Stati Uniti finché non avremo una legge nazionale, fondata sui diritti umani, che disciplini questa tecnologia e che metta in atto anche alcuni fattori di revisione aggiuntivi […] Il punto n. 1 che vorrei davvero sottolineare è questo: Dobbiamo sfruttare questo momento per perseguire una legge nazionale forte per governare il riconoscimento facciale che si fonda sulla protezione dei diritti umani.

Affermazioni forti e decise che riflettono tutta la tensione che si respira oggi giorno negli U.S.A., il cui governo si troverà così obbligato ad esprimersi sul tema, se vorrà continuare ad usare queste imprescindibili tecnologie di controllo e verifica.

La speranza è che queste virtuose scelte convincano non solo l’America, ma tutte le nazioni del mondo ad indirizzare correttamente l’uso del riconoscimento facciale, concentrandosi sugli scopi di sicurezza invece su quelli di distinzione di colore, genere o quant’altro.

Ma lo si capisce leggendo con attenzione quest’ultima frase che ho scritto: la discussione sul tema non solo è estremamente complessa, ma anche rischiosissima, basta accendere un telegiornale per rendersene conto.

Concludo quindi con una riflessione che spero possa essere condivisa da quanti frequentano questo Blog. La soluzione a tutte queste problematiche è già alla portata di tutti, aziende e governanti, ed è rappresentata dall’open-source. Chi potrebbe aver mai da ridire se la tecnologia in questione fosse aperta al giudizio ed al consulto di tutti? Aperta e libera. Come piace a noi.

Troppo semplice?

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

5 risposte a “Anche Microsoft dopo Amazon ed IBM banna il riconoscimento facciale. E se la soluzione di tutto fosse l’OpenSource?”

  1. Avatar Raoul Scarazzini
    Raoul Scarazzini

    Chiarissimo, e su questo non c’è discussione, ma questo vale per qualsiasi tecnologia. Avere libero accesso alla modalità di funzionamento, al come la tecnologia viene implementata, comporta tutta una serie di garanzie che le aziende enterprise non possono garantire.

  2. Avatar sabayonino
    sabayonino

    Credo che non sia il discorso Open o non Open , ma l’utilizzo finale che ne viene fatto del prodotto.
    Il fatto che sia una applicazione , codice o quant’altro distribuito apertamente ciò non toglie che possa essere utilizzato “male” .
    In questo caso deve subentrare il legislatore oltre al bun senso della gente , quest’ultimo per nulla scontato ovviamente.

  3. Avatar Stefano Del Furia
    Stefano Del Furia

    “Ogni applicazione digitale che può essere utilizzata per sorveglianza o controllo sarà utilizzata per sorveglianza o controllo”
    L’open source non è la soluzione a tutti i problemi.
    Sapere cosa succede in un software non ne limita le applicazioni.

  4. Avatar Raoul Scarazzini
    Raoul Scarazzini

    Sapere cosa succede in un software non ne limita le applicazioni.

    No, ma aiuta a comprendere come e dove le informazioni vengono indirizzate. Poi siamo d’accordo: è tutta una questione di coscienza sociale, ed in questo periodo (ma quale periodo non lo è) di macchine incendiate e polizia brutale la prima cosa da ritrovare è forse quella.

  5. Avatar Rickyx
    Rickyx

    Restrizioni sull’uso iniziano ad apparire come appendice nelle licenze libere:

    dalla fondazione Apache che mira al “public benefit” ( https://www.apache.org/foundation/how-it-works.html ) alle licenze NoHarm ( https://github.com/raisely/NoHarm )

    Con qualche effetto pratico: https://wonko.com/post/jsmin-isnt-welcome-on-google-code
    E meno male che uno dei motti di Google è “don’t be evil”…

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