Freenode è stato venduto, i volontari non sono contenti e creano Libera.Chat. E qualcuno inizia a pensare che sia la fine di IRC.

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Quanti dei lettori del portale hanno mosso i primi passi nel mondo Linux chiedendo aiuto (alla meglio venendo ignorati, alla peggio venendo sbranati dai vecchi saggi) su qualche canale IRC? Immaginiamo tanti. Anche oggi, nel maggio 2021, IRC rimane un punto fermo nella comunicazione, in particolare delle community relative ai software liberi.

In questo contesto un ruolo determinante lo ha sempre svolto la rete IRC Freenode la cui natura viene così espressa sul sito ufficiale:

The freenode project exists to provide an interactive environment for coordination and support of peer-directed projects, including those of free software and open source. Our network is currently implemented using Internet Relay Chat (IRC). Our aim is to help improve the communicative and collaborative skills of our participants and to maintain a friendly, efficient environment for project coordination and technical support.

Il progetto freenode esiste per fornire un ambiente interattivo per il coordinamento e il supporto di progetti peer-directed, compresi quelli di software libero e open source. La nostra rete è attualmente implementata utilizzando Internet Relay Chat (IRC). Il nostro scopo è quello di aiutare a migliorare le capacità comunicative e collaborative dei nostri partecipanti e di mantenere un ambiente amichevole ed efficiente per il coordinamento dei progetti e il supporto tecnico.

Di fatto, per molti, Freenode è sinonimo di IRC.

È per questo che le notizie degli ultimi giorni destano più di una preoccupazione sul futuro della piattaforma e, per i più pessimisti, di IRC in generale.

Ma partiamo dall’inizio: in un momento non precisato degli ultimi mesi, Christel Dahlskjaer (al tempo a capo dello staff freenode) ha venduto freenode ltd, ossia l’azienda che gestiva e deteneva il marchio freenode a Andrew Lee, di cui i nostri lettori si ricorderanno in quanto oltre che ad aver fondato il progetto VPN PIA, aveva anche salvato la rivista Linux Journal dalla chiusura. Il problema di questa vendita, leggendo il comunicato qui apparso, è stato che i dettagli non sono mai stati chiari, tanto da definire l’operazione una “hostile takeover” ed a portare lo staff di freenode a dimettersi, in massa.

Non solo, per fronteggiare questa acquisizione ostile, è già pronto un progetto parallelo, denominato Libera.Chat il cui scopo, manco a dirlo, è quello di offrire un’alternativa libera e compatibile a freenode. Peraltro sono ben evidenti nella pagina di presentazione le istruzioni per cancellarsi da freenode, nel paragrafo “Deleting your freenode account data”.

Lato suo, Andrew Lee, racconta la sua verità:

The rumors of a ‘hostile takeover’ are simply untrue – I’ve been the guardian and owner of freenode since 2017, when Christel, the former owner approached me and asked if I was interested in purchasing it, as we had in previous years discussed this.

Le voci di una “acquisizione ostile” sono semplicemente false – sono stato il guardiano e proprietario di freenode dal 2017, quando Christel, l’ex proprietario mi ha avvicinato e mi ha chiesto se ero interessato ad acquistarlo, visto che negli anni precedenti ne avevamo discusso.

Aggiungendo una serie di retroscena relativi al possesso dei domini ed alla gestione delle varie proprietà degne di una soap opera.

Il risultato di questo caos, come racconta Phoronix, è che progetti come CentOS e Haiku stanno decidendo di non usare più freenode e tanti altri hanno aperto discussioni simili, vedi Qt, Ubuntu e Fedora.

Seguiremo da vicino la vicenda, ma a quanti iniziano a pensare che questa possa essere la fine di IRC, ricordiamo la storica vignetta di xkcd:

IRC non finirà mai.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

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