La Open Source Hardware Association ha pubblicato uno schema riassuntivo dello stato della diffusione di hardware che rispetti i dettami dell’open-source nel mondo, aggiornato al 2021:
Come si nota dallo schema lo stato dell’hardware open-source copre davvero un’ampia parte del globo. Negli undici anni trascorsi dal primo Open Hardware Summit nuove comunità hanno creato nuovo hardware per nuovi usi in tutto il mondo. Centinaia di componenti hardware open-source sono stati certificati come conformi alla Open Hardware Definition. Sostanzialmente, Antartide a parte, in ogni continente del mondo c’è dell’hardware certificato come open-source.
Altro dato interessante riguarda le tipologie di certificazioni:
Moltissime aziende sono cresciute sulla base dell’hardware open-source, in particolare organizzazioni senza scopo di lucro in ambito accademico, conservazione, scienza, medicina e altro hanno contribuito ad ampliare l’impatto dell’hardware aperto in innumerevoli modi.
Insomma, solo buone notizie per la diffusione di quello che per noi sognatori dovrebbe essere uno standard di fatto: specifiche libere e condivise, il cui impatto oltre che economico risulta importante anche sotto l’aspetto ambientale. Infatti hardware con specifiche reperibili con facilità è hardware che si ripara, e l’hardware che si ripara è hardware che non si butta, e l’hardware che non si butta è hardware che non bisogna pensare di riciclare.
Chissà se alle big tech questa cosa entrerà mai in testa, noi ci speriamo!
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.
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