Di Kubernetes 1.25, del potenziale rallentamento nella sua adozione e dell’aiuto che arriva da una buona documentazione

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Se pensavate di potervi rilassare con l’uscita di Kubernetes 1.24 nel maggio di quest’anno ovviamente vi stavate sbagliando. Non per mettervi fretta, ma è un po’ come capire che l’estate è quasi finita e “Una poltrona per due” è lì dietro l’angolo ad aspettarvi: la prima RC (release candidate) di Kubernetes 1.25 è già stata pubblicata e, con essa, tutte le deprecazioni che comporterà.

Ci sono variazioni che interessano le API, gli storage driver CSI (addio GlusterFS, se mai qualcuno lo ha usato in Kubernetes) e la modalità in cui le catene iptables vengono gestite: insomma, un bel daffare per quanti seguono il ciclo di sviluppo ed hanno necessità di tenere costantemente aggiornati i propri sistemi con l’ultima release disponibile.

Proprio in merito a quest’ultimo tema, è interessante notare l’articolo di The New Stack dal titolo piuttosto eloquente: “Is Kubernetes Adoption Slowing“? Già, perché se tutti ormai si da per scontato che Kubernetes si sia mangiato il cloud, i numeri forse raccontano una storia diversa. Non solo, la “salvezza” di questo enorme progetto potrebbe essere racchiusa proprio in questo equilibrio nella sua adozione che non si è visto su tecnologie simili, vedi OpenStack, le quali si sono letteralmente consumate come una super nova all’interno del loro successo.

L’articolo in questione presenta questo grafico relativo alle ricerche fatte in ambito Kubernetes dal 2017 ad oggi:

Il grafico è ricavato direttamente da Google, sapevate che esisteva un motore di ricerca dei trend?

Ad ogni modo: se è vero che la quantità di ricerche rispetto al picco del 2019 è calata, è altrettanto vero che al momento il tutto risulti piuttosto assestato su un valore di mezzo. Basta questo a dire che l’adozione di Kubernetes sia in calo? Ovviamente manco per idea. Ma è certamente un indicatore che può essere incrociato con il risultato del sondaggio 2021 sullo stato di salute del progetto di cui abbiamo già parlato: il progetto è vivo, pur “contando i chilometri” ed in una forma di sostanziale equilibrio.

Quali saranno i fattori chiave nel prossimo futuro per mantenere alto lo standard qualitativo e le evoluzioni del progetto? Le risposte sono sicuramente parecchie, ma possiamo abbozzare idee. Il fatto che ci sia un SIG (Special Interest Group) dedicato alla documentazione è certamente indicativo della volontà di rendere usabile una piattaforma che, non raccontiamo frottole, è davvero complicata. A proposito di questo leggete cosa scrive Purneswar Prasad nell’articolo Spotlight on SIG Docs: la documentazione è un tema centrale del progetto a cui, ovviamente, servono contributori.

Altro fattore determinante alla sopravvivenza del progetto riguarda la possibilità di capire nell’effettivo cosa comporti in termini economici il suo utilizzo, in questo senso la diffusione di strumenti come KubeCost (una piattaforma in grado di monitorare costi delle installazioni Kubernetes in maniera centralizzata) non potranno che favorire il controllo e la serenità nell’impiego di questa soluzione in ambiti produttivi.

Chiosa finale, suggerita dalle memorie di un reduce quale io sono dei tempi con hype a mille di OpenStack: è interessante notare una certa sobrietà nella promozione di Kubernetes, che non viene venduto come la panacea di tutti i mali, quanto piuttosto per quello che è, uno strumento utile per la soluzione di determinati problemi.

E questo, non è certamente un male.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.