L’offensiva ai cloni RHEL prosegue, Red Hat chiude la mailing list pubblica rhsa-announce per le security advisory

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Con una nuova mossa che sarebbe un eufemismo definire antipatica, Red Hat ha annunciato la chiusura della mailing list rhsa-announce, dove venivano pubblicati da sempre gli annunci, gli aggiornamenti e le notifiche relative alla sicurezza dei pacchetti.

This is a notification to inform all subscribers that on October 10, 2023, the rhsa-announce mailing list will be disabled by Red Hat Product Security, and no additional Security Advisory notifications will be sent to this list.

Questa è una notifica per informare tutti i subscriber che il 10 ottobre 2023, la mailing list rhsa-announce verrà disabilitata da Red Hat Product Security e nessuna notifica di security advisory addizionale verrà inviata a questa lista.

Per accedere a questo genere di informazioni spiega il messaggio, da qui in avanti, si dovrà possedere una subscription, accedendo a questo indirizzo:

https://www.redhat.com/wapps/ugc/protected/notif.html

Oppure abbonandosi a questo feed rss:

https://access.redhat.com/security/data/metrics/rhsa.rss

Anche questo accessibile dopo essersi autenticati come subscriber al portale Red Hat.

Quale è lo scopo di questa mossa? Semplice, rendere un po’ più complicata la vita dei cloni Red Hat, come AlmaLinux, insieme a Rocky Linux, Oracle Linux e SUSE (queste tre ora raggruppate nel consorzio OpenELA). Senza un accesso diretto e pubblico a queste informazioni ovviamente queste dovranno trovare modalità alternative per essere notificate in merito alle security advisory.

Altre spiegazioni filosofiche, come la consueta “tutto questo è fatto in nome dell’open-source” per fortuna al momento non sono state aggiunte, segno che almeno stiamo entrando nella fase business is business, lasciando da parte arrampicate sugli specchi e frasi fatte che sanno di farsa, come “Red Hat rimane un’entità separata e indipendente rispetto a IBM”.

E questo è certamente per tutti un bene, perché i nostri tempi necessitano di coerenza e la mossa che abbiamo raccontato è perfettamente coerente con l’azienda che l’ha compiuta, ossia IBM.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

7 risposte a “L’offensiva ai cloni RHEL prosegue, Red Hat chiude la mailing list pubblica rhsa-announce per le security advisory”

  1. Avatar sabayonino
    sabayonino

    Da un punto di vista commerciale non ha tutti i torti.
    Essendo un prodotto “business” avere dei cloni “gratuiti” in giro pregiudica potenziali fette di mercato mancanti.

    Poi possiamo aprire tutti i dibattiti “sul gratuito” e “Libero” software che vogliamo 😀

  2. Avatar JustATiredMan
    JustATiredMan

    Francamente, io fossi una qualsiasi organizzazione che stà usando Centos, mi toglierei il prima possibile dalle distribuzione RHEL derivate, comprese le varie Almalinux e Rockylinux, perchè a questo punto non si sa dove le cose andranno a finire, anche solo nel breve termine a 1-3 anni.
    Se non ci si fida delle Suse, meglio tornare sulle Debian a questo punto.

  3. Avatar Raoul Scarazzini

    La storia è chiaramente molto più lunga di così 😀 ma capisco perfettamente il tuo punto di vista.

  4. Avatar Raoul Scarazzini

    L’ecosistema che si sta costruendo intorno alle RHEL clone assume sempre più contorni stabili (OpenELA e la certificazione FIPS di AlmaLinux), quindi lo ritengo affidabile. Quel che sta facendo Red Hat è consolidare la propria quota di mercato, a discapito della credibilità nel panorama open-source, ma ci sta, business is business.

  5. Avatar JustATiredMan
    JustATiredMan

    il fatto che in OpenELA ci sia in mezzo Oracle non mi fa star tranquillo

  6. Avatar michele
    michele

    Il suo business è partito dalla comunity e continua ad avere contributi gratuiti tramite Fedora.

    Non credo che abbiano preso clienti che hanno abbandonati un clone. Se non era disposto a pagare prima, perché lo deve fare adesso con tutte le varie distro presenti sul mercato?
    Sarebbe interessante avere i numeri di quanti clienti sono passati da una versione open a quella ufficiale.

  7. Avatar Emanuele Cavallaro
    Emanuele Cavallaro

    Semplice, rendere un po’ più complicata la vita dei cloni Red Hat, come AlmaLinux, insieme a Rocky Linux, Oracle Linux e SUSE

    SUSE non è un clone di Red Hat

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