Colpa dell’AI? Colpa del codice? Niente di tutto questo, l’80% degli sviluppatori è scontento per via dei Tech Debts!

Nel lontano 2021 ho pubblicato sul portale un Saturday’s Talks dal titolo “avete mai sentito parlare di TechDebts? Dovreste, perché rischiano di rovinare la vostra azienda“, all’interno del quale veniva analizzato un sondaggio dal titolo “State of Technical Debt 2021” i cui risultati erano decisamente indicativi:

  • Il 52% degli ingegneri credeva che i TechDebts avessero un impatto negativo sul morale del loro team.
  • Mediamente un ingegnere spendeva sette ore alla settimana (circa un giorno) per occuparsi dei TechDebts.
  • La maggioranza degli ingegneri (66%) credeva che il team avrebbe potuto procedere fino al 100% più velocemente gestendo meglio i TechDebts.
  • Il 58% delle aziende non aveva ancora un processo per la gestione dei Tech Debts.

Tre anni dopo, quando sono incappato in questo articolo di Anastasija Uspenski di ShiftMag dal titolo 80% of developers are unhappy. The problem is not AI, nor is coding, ed in quest’altro scritto da Tim Anderson per Dev Class dal titolo Code is “drowning in security debt” says Veracode – and AI is both problem and solution, ho cercato di capire se oggi, nel 2024, le cose in questo senso sono cambiate.

La risposta breve è no, anzi, se possibile le cose sono peggiorate.

Infatti nell’articolo si raccontano i risultati del sondaggio annuale Developer Survey di Stack Overflow, e non sono bei numeri. Non è l’AI a rappresentare un problema, visto che la maggioranza degli sviluppatori dice che è un aiuto, non sono il codice o i linguaggi ad essere un problema, bensì i debiti tecnici.

L’80% dei rispondenti infatti si è detto infelice del proprio lavoro, e tra le ragioni, al 62.4% ci sono proprio i Tech Debts, che impediscono di progredire, di creare evoluzione e di sistemare con facilità le problematiche che emergono.

La novità, se così vogliamo chiamarla, è quindi nei numeri che rispetto a tre anni fa sono peggiorati e la cosa più triste è che gli ausili che dovrebbero far vivere meglio, vedi appunto l’AI, sono in questo senso praticamente inutili.

Perché in fondo la scelta dell’eliminazione o quantomeno della riduzione dei Tech Debts passa da un processo non banale, ossia il fermarsi dal portare nuove evoluzioni e concentrarsi sulla ridefinizione della struttura, investendo sul capitale umano per creare prodotti che siano qualitativamente importanti e mantenibili nel lungo termine.

In un mercato che impone a tutte le aziende di crescere del 20% da un anno con l’altro per considerarsi “di successo” sarà mai possibile vedere un CEO, un CTO, qualcuno con un reale potere decisionale dire “fermi tutti, torniamo a fare le cose fatte bene“?

Difficile, perché come si sa:

Dovessi però scoprire qualche esempio virtuoso sarà mia premura scriverne.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

3 risposte a “Colpa dell’AI? Colpa del codice? Niente di tutto questo, l’80% degli sviluppatori è scontento per via dei Tech Debts!”

  1. Avatar Roberto Bertucci
    Roberto Bertucci

    Mi aggancio a quanto hai riportato per aggiungere che tra i fattori che hanno acuito il debito tecnico c'è il modello di sviluppo agile stesso che, seppur partendo da giuste e condivisibili motivazioni, ha portato al crollo della qualità del prodotto software. Da addetto ai lavori ti dico che da quando il metodo agile ed i relativi processi e strumenti DevOps sono entrati nelle fabbriche SW, la percentuale di rilasci in produzione d'emergenza è aumentata in modo ragguardevole rispetto al classico waterfall. Chiedere Crowdstrike…

  2. Avatar Raoul Scarazzini

    @robertobertucci:disqus grazie per questo tuo commento che penso sia non solo sensato, ma dia anche una amara fotografia dello stato in cui ci troviamo.
    La metodologia agile è stata venduta come la panacea di tutti i mali, generalmente da santoni che la promuovevano sconsideratamente senza però mai sporcarsi le mani, soprattutto in situazioni tipo i rilasci di emergenza di cui parli.
    La verità è che il caro e vecchio buon senso dovrebbe regnare sovrano, ma il buon senso purtroppo non vende più consulenze e subscription, ed in un mercato che chiede +20% ad ogni chiusura anche i più puri rischiano di pagare dazio.

  3. Avatar amedeo lanza
    amedeo lanza

    Temo che sia un po' come andare a seguire i corsi che insegnano a fare soldi: il guadagno è sicuro solamente per chi tiene il corso.
    Negli ultimi anni ne abbiamo viste parecchie di soluzioni panacea che alla fine non sono così efficaci. Leggendo in giro alcune critiche verso metodologie come agile mi sembra di essere tornato indietro di oltre trent'anni quando, nell'ambiente in cui lavoravo, la norma era il continuo mischione di nuovi sviluppi e manutenzione, con rilasci in produzione a tutte le ore. Quello che considero il peggior effetto collaterale era lo svaccamento di alcuni sviluppatori che sapendo di poter ributtare su le cose, non si preoccupavano molto di testare e debuggare prima di mandare in produzione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *