E se rinunciare alla suite Microsoft per la sovranità digitale significasse passare dalla padella alla brace?

Anche se è stato del tutto inconsapevole, questa prima parte dell’estate sul nostro portale sembra essere concentrata intorno al tema della sovranità digitale. Sono infatti numerose le notizie che abbiamo riportato sul tema, dalla Danimarca che abbandona Microsoft e Office per passare a LibreOffice e Linux, passando per lo stato dell’open-source in Italia secondo l’Open Source Observatory per finire, la scorsa settimana, a parlare di come il veicolo per la diffusione del desktop Linux potrebbe essere proprio la sovranità digitale.

Torniamo a farlo anche oggi, complice un articolo di Christine Hall apparso su Foss Force dal titolo Lyon, France Adopts OnlyOffice: From Russia With Love, all’interno del quale viene analizzata la scelta da parte della città francese di rinunciare a Microsoft per perseguire tutti gli obiettivi che fanno capo al tema principe di questo articolo.

Eccoli riassunti:

  • Riduzione della dipendenza dal software statunitense.
  • Raggiungimento della sovranità digitale.
  • Garanzia di conformità con il GDPR.
  • Sostentamento degli ecosistemi tecnologici locali e regionali.
  • Creazione di soluzioni aperte e interoperabili.

Non ci sarebbe nulla da obiettare su questa lista, considerato come di fatto rappresenti il fulcro di tutte le riflessioni che ogni governante addetto ai lavori dovrebbe farsi per svolgere al meglio il proprio mestiere.

Il problema sollevato dalla Hall però si riferisce all’alternativa alla suite Microsoft scelta da Lione che non è LibreOffice, come ci si potrebbe aspettare, bensì OnlyOffice che come analizza l’articolo solleva più di qualche dubbio e pone l’interrogativo a titolo di questo articolo: e se usare un’alternativa a Microsoft significasse passare dalla padella alla brace?

Il ragionamento non si riferisce unicamente ai limiti tecnici e funzionali: la versione gratuita di OnlyOffice presenta vincoli che la rendono inadatta a un uso pubblico esteso, tra limiti sugli utenti e sulle funzionalità avanzate. Né si tratta soltanto della natura open core della suite, che introduce componenti proprietari in una soluzione che dovrebbe essere libera a tutti gli effetti. Il vero nodo della questione è la trasparenza e la fiducia.

OnlyOffice nasce in Russia, mantiene legami non del tutto chiariti con quel contesto, e ha scelto una strategia comunicativa quantomeno opaca. In tempi in cui la fiducia nei sistemi digitali è centrale – soprattutto quando si parla di pubblica amministrazione e dati dei cittadini – questo tipo di ambiguità è una zavorra inaccettabile. A maggior ragione per una scelta che si pone l’obiettivo ambizioso della sovranità digitale.

In questo senso, la domanda che apre questo articolo trova una risposta inquietante: sì, c’è il rischio concreto che nel tentativo di scappare da una dipendenza tecnologica se ne crei un’altra, forse persino più subdola. Se la sovranità digitale è davvero una priorità, allora serve coerenza. Serve scegliere soluzioni trasparenti, sviluppate da comunità affidabili, sostenibili nel tempo e soprattutto libere da ombre geopolitiche.

LibreOffice e Collabora (l’azienda britannica che contribuisce attivamente allo sviluppo di LibreOffice, oltre a realizzarne una versione ottimizzata per le aziende ed il web), con la loro storia, i legami europei ben noti, la governance chiara e l’approccio realmente open, rappresentano oggi una scelta molto più in linea con quei valori che Lione – almeno sulla carta – dice di voler difendere.

Perché se è vero che uscire dal recinto delle big tech americane è un atto di coraggio, finire nelle braccia di un fornitore dall’identità incerta e dagli interessi potenzialmente ambigui è tutto tranne che un passo avanti.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

5 risposte a “E se rinunciare alla suite Microsoft per la sovranità digitale significasse passare dalla padella alla brace?”

  1. Avatar Capitano Nemo
    Capitano Nemo

    Beh "i legami europei ben noti" non è sinonimo di buonismo. L'UE, proprio di questi tempi, sta dimostrando di avere un'anima nera quanto gli altri.

  2. Avatar Luca Moscato
    Luca Moscato

    Tutto assolutamente corretto, però a questo punto tanto vale che Collabora (o la Document Foundation) inizi a farsi un paio di domande:
    – perchè se LibreOffice è gratis la gente continua a voler pagare per avere MS Office?
    – perchè OnlyOffice è percepito in linea di massima come migliore?
    Non potrebbero metterci seriamente mano?

    Lo so, sono ripetitivo, scusate 😀

  3. Avatar Nicodemo Timoteo Taddeo
    Nicodemo Timoteo Taddeo

    Appartengo ad una generazione che quando ha iniziato a lavorare con l'informatica era il periodo in cui in Europa avevamo tutto, sia produzione di Hardware che Software operativo ed applicativo. Da noi c'era Olivetti, in Germania avevano Siemens, In Francia Thomson ecc.
    Noi europei siamo stati bravi a gettare via tutto il nostro per dare consegnarci in mano a qualcun altro. Scelte miopi della politica comunitaria e dei singoli governi, oggi ne paghiamo le conseguenze.
    OK erano anche tempi in cui mai nessuno avrebbe immaginato una deriva così folle degli USA, a tal punto che vanno guardati se non come avversari sicuramente come ostili, ma è questo quello che dovrebbe saper fare la politica. Guardare oltre e prevedere qualsiasi scenario.
    Venendo all'argomento della pagina web, sì direi che la scelta di OnlyOffice non è particolarmente sicura e lungimirante, torniamo al discorso che la politica in Europa, a qualsiasi livello, sa essere sorprendentemente miope. Non impara mai a non cadere dalla padella alla brace.

  4. Avatar amedeo lanza
    amedeo lanza

    Lo sbaglio principale non è il voler imporre OnlyOffice ma il concentrarsi su una impotetica soluzione definitiva senza comprendere quello che dovrebbe essere l'obiettivo primario: rendere i dati liberamente usufruibili. Senza contare che i software selezionati dovrebbero avere come caratteristica indispensabile l'essere open source.

    Imporre subito l'utilizzo di un nuovo software ed un nuovo formato si scontra con l'inerzia dell'utente a cambiare il software a lui famigliare e le solite scuse per la compatibilità dei dati (vedi i problemi di formattazione dei documenti word o le estensioni di excel). Il successo del formato PDF mostra come l'avere specifiche pubbliche lo abbia portato ad essere uno standard adottato universalmente. Applicazioni per leggerlo e scriverlo sono disponibili e la scelta può andare da gratuite a open source o proprietarie.

    Una volta che tutti utilizzassero formati aperti, il problema delle applicazioni diventerebbe solamente il convincere le pubbliche amministrazioni a tagliare le spese e passare a software open source ed eventualmente, se fossero abbastanza intelligenti e lungimiranti, a girare la spesa (o parte di essa) dei costi di licenza per finanziare o contribuire allo sviluppo del software os.

    Penso che la via più saggia sarebbe che ogni stato mantenesse un gruppo di sviluppo e manutenzione sui progetti più strategici (ovviamente transnazionali), ne gioverebbero tutti gli stati coinvolti e nessuno sarebbe 'ricattabile' dal proprietario del software.

    Quindi sarebbe meglio evitare di fare i grandiosi con uscite del tipo 'da domani tutti su Linux e LibreOffice' che regolarmente si dimostrano fantasie fumose.

    Se poi le aziende continuassero a preferire i software proprietari, continuerebbero ad essere succubi di aziende sanguisughe ma come buttano i soldi non sono fatti nostri. A noi basterebbe che si attenessero alla direttive riguardo il formato dei dati.

  5. Avatar Giovanni Andrea Todini

    Hai perfettamente ragione. Io stesso preferisco Onlyoffice o Textmaker a Libreoffice, soprattutto per la compatibilità con i formati microsoft, che resta una necessità per chi lavora con gli altri, e per l'interfaccia utente che in Libreoffice è ancora "vecchia".

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