SUSE Sovereign Premium Support, l’approccio di SUSE verso un supporto europeo focalizzato sulla sovranità digitale

Recentemente, abbiamo raccontato come in questo momento storico così particolare il termine sovranità digitale stia diventando di uso comune.

Ne abbiamo parlato a proposito della Danimarca che abbandona Microsoft e Office per passare a LibreOffice e Linux, analizzando come il veicolo per la diffusione del desktop Linux potrebbe essere proprio la sovranità digitale, ed abbiamo osservato anche quali sono le implicazioni delle rinunce ai vari strumenti fino a ieri dati per scontati, analizzando la scelta del comune di Lione verso la suite OnlyOffice.

La notizia che aggiungiamo oggi chiude il cerchio per quanto riguarda un altro degli aspetti più critici relativi alla sovranità digitale: il supporto.

È inutile negare infatti come, ad oggi, a fronte dell’apertura di una richiesta relativa ad una problematica, è totalmente sconosciuta la locazione di chi sta “dall’altra parte della cornetta”. Non si sa infatti dove i dati vengono trattati, né da chi.

È esattamente per far fronte a questo problema che SUSE ha lanciato SUSE Sovereign Premium Support, spiegando come nella tradizionale offerta di supporto Premium, fino ad oggi, sia stato usato l’approccio di “seguire il sole”, in modo che la disponibilità sia 24 ore su 24, 7 giorni su 7, mentre SUSE Sovereign Premium Support cambia il paradigma, garantendo il supporto nella regione di appartenenza del cliente, che inizialmente sarà l’UE.

La proposta è, sulla carta, fatta con totale cognizione di causa, poiché tra le caratteristiche dell’azienda SUSE ce n’è una che nel contesto internazionale attuale la distingue da tutte le altre: il fatto di essere europea.

Questo significa che, considerate le distribuzioni Linux che potremmo definire big three, quindi Red Hat Enterprise Linux (americana), Ubuntu Server (sudafricana) e SUSE, è solo quest’ultima ad avere i propri headquarters all’interno del vecchio continente.

Il nuovo prodotto è stato presentato da Dirk-Peter van Leeuwen, CEO di SUSE (ed ex Red Hat, ndr) in un entusiastico post su Linkedin dove viene indicato con chiarezza lo scopo ultimo di questa proposta:

It isn’t just a new offering though; it’s a commitment to choice, control and trust. Delivered entirely from within the European Union, SUSE Sovereign Premium Support brings named engineers and encrypted data handling to the forefront of digital resilience.

Ma non si tratta solo di una nuova offerta: è un impegno verso scelta, controllo e fiducia. Interamente erogato dall’interno dell’Unione Europea, SUSE Sovereign Premium Support porta in primo piano ingegneri dedicati e gestione dei dati criptata, a supporto della resilienza digitale.

Una presa di posizione chiara ed attiva per cercare di inserirsi come riferimento in un contesto in cui è davvero difficile muoversi con sicurezza, una cosa di cui anche gli amici oltreoceano si stanno rendendo conto, come racconta Christine Hall di Foss Force nell’articolo “How Trump’s Policies Are Escalating Europe’s Data Sovereignty and Tech Independence Drive“.

Una cosa è certa: queste nuove offerte, perché c’è da scommettere che altre simili ne seguiranno, sono la diretta conseguenza del clima di totale incertezza e sfiducia dell’attuale periodo dove, tra guerre combattute mediante dazi o mediante cannoni, è sempre preferibile tenere vicino a sé quello che è il vero oro del nostro tempo: i dati personali.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

3 risposte a “SUSE Sovereign Premium Support, l’approccio di SUSE verso un supporto europeo focalizzato sulla sovranità digitale”

  1. Avatar Mauro Miatello
    Mauro Miatello

    non è mai troppo tardi, però considerazioni e azioni sul tema sovranità digitale erano da cominciare a fare almeno dal 2013

  2. Avatar Raoul Scarazzini

    Assolutamente vero, ma mai come in questo caso "meglio tardi che mai". Questa cosa tra l'altro si sposa con la cloud repatriation, che va a braccetto con la sovranità digitale. La partita fortunatamente è ancora tutta da giocare.

  3. Avatar Luca Moscato
    Luca Moscato

    Aggiungerei anche che Suse è un contributor di OpenELA: quindi c'è anche un occhio europeo ai sorgenti debrandizzati di RHEL. Immagino che le sue distro derivate (Rocky, ecc) siano ben più usate che Suse

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