
Come abbiamo più volte ripetuto sul portale, una delle battaglie che verrà combattuta nel prossimo futuro a proposito delle tecnologie è quella della sovranità digitale o, usando la parola anglofona, digital sovereignty. La domanda che ruota intorno alla questione potrebbe essere riassunta in “dove si trova il mio dato?“, ma in realtà si presta a molti scenari.
Nella sovranità digitale rientrano anche i ragionamenti a proposito di chi gestisce il dato, chi cioè è in grado (potenzialmente) di capire quale sia il suo contenuto, e veicolare strategie commerciali intorno allo stesso. Per farla breve: lo smartphone è tuo, certamente, ma dopo la prima accensione sei letteralmente costretto ad associarvi un account Apple o Google, e da lì, potremmo dire, iniziano “i guai”.
Tutto ciò che è profilato è in fondo il vero tesoro delle aziende che ci forniscono i servizi ed è, per così dire, normale che queste aziende facciano di tutto per continuare ad usufruire dei benefici che ne derivano.
All’utente medio (che rappresenta la maggioranza) non interessa cercare dispositivi mobili che non abbiano Android. Perché dovrebbe? E che dire del fatto che non di solo smartphone vive l’uomo? Ci sono un’infinità di device diversi dal telefonino che montano Android senza che nessuno ne abbia coscienza, televisori, certo, ma anche lavatrici, condizionatori, telecamere e chi più ne ha più ne metta.
In realtà qualcuno che si pone il problema c’è ed è, come un mercato capitalistico come il nostro impone, la concorrenza. In questo caso Amazon.
Esistono speculazioni (ancora non date per certe) che Amazon Fire TV – lo stick che collegato alla presa HDMI della propria televisione funziona da media center – potrebbe passare da Android a Linux, lo racconta Ars Technica in questo articolo il cui riassunto potrebbe essere semplicemente “Amazon vuole liberarsi da Google“.
Al momento Amazon Fire TV, così come altri dispositivi dell’azienda di Bezos, è basato su Fire OS, un fork di Android che è però rimasto sempre indietro di diverse versioni rispetto al sistema principale. Da qui la scelta di alimentare lo sviluppo di Vega OS, sistema operativo proprietario sviluppato da Amazon per sostituire Android nei dispositivi Fire TV e in alcuni prodotti Echo.
Vega OS si basa sul Kernel Linux 5.16, quindi ha radici open-source a livello di base, ma tutto lo strato superiore – interfaccia, servizi e integrazioni con Alexa (cosa per cui in fondo è nato) – è chiuso e controllato da Amazon.
In pratica: Linux sotto, ma ecosistema totalmente proprietario sopra.
Va quindi letta come una buona o una cattiva notizia?
Un poco di entrambe. Aumenterà la concorrenza, e questo è certamente un bene, ma il rischio è che gli utenti – a dispetto dell’utilizzo di Linux – si ritrovino dalla padella alla brace. O meglio, da una padella (Google) ad un’altra padella (Amazon), senza però mai avere libertà totale sui propri device.
E qui arriva la domanda più amara di questo articolo: a qualcuno questo tema interessa davvero?
Per fortuna, almeno per quanto riguarda i dispositivi che possono funzionare da media center, una buona notizia c’è: Raspberry Pi ha appena pubblicato l’upgrade a Debian Trixie per Raspberry Pi OS.
Almeno in quel contesto si potrà continuare a usare qualcosa di libero.
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.
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