Qualcomm acquisisce Arduino, è l’inizio di una nuova storia per il progetto di hardware open-source italiano?

Nello scrivere questo articolo ho realizzato che qui sul portale abbiamo parlato troppo poco del progetto Arduino in questi anni. Eppure è un‘eccellenza italiana, nata nel 2005 a Ivrea, all’interno dell’Interaction Design Institute, e uno dei più celebri progetti open hardware al mondo.

Sono stati infatti dei ricercatori italiani – Massimo Banzi, Gianluca Martino insieme a David Cuartielles – a crearlo con un obiettivo semplice, ma rivoluzionario: rendere l’elettronica accessibile a chiunque, studenti e maker compresi.

Le (tantissime, oggi) schede Arduino sono basate su microcontrollori facilmente programmabili e corredate da un ambiente di sviluppo open-source (l’IDE si installa con un apt-get install arduino su qualsiasi Debian), e per via di queste caratteristiche hanno dato vita a una comunità globale che ha contribuito a democratizzare l’hardware, così come Linux aveva fatto per il software.

Il motivo per cui oggi, finalmente, parliamo di questo magnifico progetto risiede all’interno delle componenti con cui le schede sono costruite.

Molti microcontrollori Arduino, insieme ai moduli con connettività avanzata (Wi-Fi, Bluetooth, LTE) utilizzano componenti basati su architetture del colosso americano Qualcomm, ed è proprio in questa collaborazione tecnologica di lunga data che si rivela la notizia che le due aziende hanno pubblicato in contemporanea sul sito di Qualcomm e su quello di Arduino: Qualcomm ha avviato le pratiche per l’acquisizione di Arduino.

Vent’anni dopo quindi, se le procedure classiche di controllo di questo tipo di trattative si risolveranno con successo (e nulla fa pensare il contrario), Arduino smetterà di essere un’azienda indipendente per entrare a far parte della famiglia Qualcomm.

Come in tutte le acquisizioni di questo tipo però, sono molti gli aspetti che vanno considerati per valutare positivamente, o meno, l’operazione.

Tra i potenziali rischi c’è quello relativo alla perdita di identità, entrare in una big company come Qualcomm potrebbe infatti snaturare la piattaforma, da sempre indipendente, aperta e nata per favorire la sperimentazione libera, senza l’esigenza forzata di rispondere a logiche industriali o di mercato.

D’altro canto un colosso come Qualcomm garantisce risorse, infrastrutture e una capacità di ricerca tali da accelerare l’innovazione di Arduino, spingendolo verso ambiti più complessi come l’Internet of Things, l’intelligenza artificiale (eh già, sempre lei) embedded e l’automazione industriale.

Come spesso accade quando l’open source incontra i grandi player del settore, la sfida sarà quella di trovare un equilibrio: mantenere intatta la filosofia che ha reso Arduino un simbolo della creatività tecnologica italiana, pur beneficiando della potenza economica e ingegneristica di un gigante come Qualcomm.

Missione ardua, ma non impossibile, e tutti noi speriamo che questo sia semplicemente il prossimo entusiasmante capitolo della storia di un semplice progetto nato ad Ivrea.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

4 risposte a “Qualcomm acquisisce Arduino, è l’inizio di una nuova storia per il progetto di hardware open-source italiano?”

  1. Avatar JaK
    JaK

    Un semplice progetto che ha rivoluzionato il movimento dei “maker”, il mondo dell’IoT e la stampa 3D. Persino in certi progetti “seri” ho trovato delle Arduino dentro professionali involucri in acciaio 🙂

    Alla fine, Re Arduino ha davvero conquistato qualcosa 😉 ma questa è una battuta per gli storici.

  2. Avatar JustATiredMan
    JustATiredMan

    Secondo me chiuderanno tutto. La produzione certamente in cina, e le persone le lasceranno tutte a casa… Ad alcuni, probabilmente, gli proporranno il trasferimento in asia. In qual caso, fossi in loro, accetterei di filato.

  3. Avatar Autodelta85
    Autodelta85

    Per come la vedo io Banzi era stufo…anche per via delle battaglie legali e di brevetti che sicuramente hanno fiaccato la pazienza e la voglia di fare e mi viene quasi da dire che finchè non le chiudevano Qualcomm non avrebbe manco iniziato la due diligence.

    Sicuramente credo non sarà un grosso problema per Qualcomm mantenere 170 persone a Torino dedicate ad Arduino, più problematica la produzione visto che la prima scheda "by Qualcomm" verrà prodotta in Asia e non più in Italia

  4. Avatar Autodelta85
    Autodelta85

    Mah non sarei così negativo, sopratutto la progettazione se togli quelle persone cosa ti resta in mano? Nulla…
    Inoltre il rischio di "fork" è elevato….mi spiego: Qualcomm può anche togleire le commesse alla fabbrica italiana, può licenziare persone o trasferirne altre….ma nessuno vieta a chi è rimasto a casa di fondare un nuovo progetto (magari similare) e chiamarlo "Carlo Alberto" anzichè "Re Arduino" perchè alla fine quello che contano sono sopratutto le persone nelle aziende

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *