Fedora vara la versione 43 e si prepara ai contributi AI ed a rifiutare gli RPM non firmati

Il 28 ottobre è stata presentata da Jef Spaleta – Project Leader di Fedora – la nuova release del sistema operativo Fedora Linux, la 43.

Molte le novità presenti rispetto alla release precedente (che risale ad aprile 2025), riassunte un poco ovunque (oltre che nelle release notes), e che citiamo di seguito per quanti vogliano avere una lista rapida da consultare:

  • RPM 6.0 la nuova release del tool di gestione dei pacchetti che presenta una notevole quantità di novità incentrate sulla sicurezza, molte inerenti alla firma dei pacchetti che, come vedremo tra poco, imporrà un cambio di rotta per il futuro.
  • la WebUI dell’installer Anaconda è stata migliorata per includere la selezione dello spin desiderato, ossia la versione personalizzata verso uno dei numerosi desktop environment supportati.
  • Il Desktop di default è GNOME 49, che viene offerto con il solo supporto Wayland, quindi bye bye X.org (come ampiamente previsto) che al momento è deprecato e verrà ufficialmente abbandonato con la release di GNOME 50.
  • È stata migliorata la modalità di creazione di Fedora CoreOS, di cui ora è possibile effettuare la build direttamente da un Containerfile.
  • La versione immutable Kinoite è stata a sua volta migliorata, con KDE Plasma 6.4 ed aggiornamenti “atomici” e con l’abilitazione dei pacchetti Flatpak automatica.

Fedora Linux 43 è scaricabile dal consueto link e per gli utenti che invece devono aggiornare è solamente una questione di seguire la procedura prevista, ma per problemi è sempre disponibile il forum di supporto Ask Fedora con la categoria common issues.

A margine della pubblicazione della release ci sono due interessanti notizie che riguardano il sistema operativo “figlio” di Red Hat Enterprise Linux.

La prima riguarda l’approvazione da parte del consiglio a proposito dei contributi realizzati mediante assistenti di intelligenza artificiale. Come racconta The Register, la discussione a proposito di questo tema è stata densa di opinioni contrastanti, ma alla fine ha prevalso – verrebbe da dire – il buon senso, che traspare dalle parole di Justin Wheeler:

without a policy to provide some kind of guidance, we already run the risk of abuse.

senza una politica che fornisca una sorta di guida, c’è già il rischio che [l’utilizzo dell’IA] venga abusato.

Quindi in sostanza, piuttosto che niente, è meglio piuttosto.

Altra notizia, con la quale chiudiamo, è quella riportata da Linuxiac, che racconta dei piani di blocco dell’installazione di RPM che non siano firmati. La notizia, come citavamo in apertura, è strettamente correlata all’adozione di RPM 6, che tra le sue funzionalità ha anche quella di forzare la così detta signature check.

C’è una discussione in corso con correlato un voto, che al momento solo in sette hanno effettuato. Ben lontano quindi dall’essere considerata definitiva.

Staremo a vedere!

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

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